martedì 28 maggio 2013

VUOTE LE PIAZZE, VUOTE LE URNE

Dopo aver disertato le piazze dei comizi di chiusura della campagna elettorale a Roma, i romani hanno anche disertato le urne. Molto di più che nel resto d’Italia, dove il dato dell’affluenza è stato del 62%. Nella capitale ha votato il 52%, quasi uno su due: ci sarà un perché!

Sembra evidente che la gente è stufa, delusa, rassegnata e incazzata.
A tre mesi dalle politiche, è successo tutto il peggio che si potesse immaginare un giorno prima.
Il centrosinistra sulla carta aveva già vinto; Berlusconi era finito; Grillo non impensieriva più di tanto. 
E che cosa si son ritrovati invece gli italiani, richiamati al voto amministrativo?
Un governo dell’inciucio che fa schifo ai suoi stessi componenti, il cavaliere sempre in sella a guidare, nell’ombra, quelle larghe intese, l’immobilismo sterile degli inesperti cinquestelle - forti di un sorprendente risultato - l’incredibile conferma di Napolitano (dopo la vergogna di non essere stati in grado di votare un nuovo presidente), la pesante frattura nel PD  dei franchi “traditori”.
Si poteva pensare che sarebbero andati ancora a votare con la bandiera dell’entusiasmo?
Meglio allo stadio per il derby, a Roma, con quelle della propria squadra.
Al vuoto, al vuoto,…dunque!

Qualche considerazione, però, sembra opportuna.
Nonostante tutto e nonostante il PD, il centro sinistra non è naufragato, anzi…
-Ha vinto al primo turno in diversi comuni come Pisa, Sondrio, Vicenza, Massa e Isernia;
-è in vantaggio in tutte le altre province, dove andrà al ballottaggio;
-a Roma, Marino stacca Alemanno di dodici punti percentuale.
E’ chiaro che il partito dell’astensione, vero vincitore della competizione elettorale, gli ha dato una forte mano, mandando in cabina i più fedeli, i più motivati, a prescindere da critiche e dissensi.

Molti, stanchi anche di protestare, hanno mollato Grillo, che continua ad abbaiare alla luna, e le sue deprimenti strategie della diaria e degli scontrini. Hanno bocciato i suoi referendum digitali per decidere anche se conviene, o no, portare l’ombrello quando piove o dove e quando parlare con qualcuno. Hanno anche punito l’arroganza e la presunzione di saccenti e spocchiosi neofiti del parlamento e la insolente reazione all’inchiesta della Gabbanelli, già idolo sul Web di tutti i militanti.

Due recenti eventi dei giorni scorsi, aiutano, a spiegare la dinamica della partecipazione popolare, quando c’è ed è voluta: la beatificazione di Don Puglisi, riconosciuto simbolo antimafia, e da questa ucciso, e l’ultimo addio, nella Genova piangente, a Don Gallo, bandiera di una sinistra verace che non abita in parlamento, nè certo nella Chiesa, ma vive nelle strade e nelle comunità.
Migliaia di persone, di famiglie, di giovani e di anziani hanno manifestato spontaneamente con calore e sentimento. Hanno espresso proprio quella voglia di esserci, quel  bisogno di testimoniare l’impegno e la passione. Anche negli infiniti commenti e nelle dichiarazioni lasciati sulla rete.
Tutto ciò significa, a mio avviso, che si sceglie di essere coinvolti quando ne vale la pena, quando si avverte il senso di responsabilità e la voglia di contare.

Guardando avanti, bisogna anche ricordare che, in queste comunali, il Movimento delle Stelle ha restituito tanti voti presi in prestito, tre mesi fa, dal partito dell’astensionismo - che aveva in qualche modo e in buona parte sgretolato - e che Ignazio Marino, candidato sindaco a Roma, non rappresenta l’attuale volto del partito in cui milita, anzi se ne è smarcato: non ha votato la fiducia al governo Letta e a Napolitano bis, ma ha votato Rodotà.
E questo può fare la differenza al ballottaggio.
Anche e soprattutto agli occhi di chi, al di là di certe dichiarazioni di rito e di coerenza vuota e parolaia, qualche distinguo con la propria testa lo fa e non pensa proprio che son tutti uguali.

28 maggio 2013
                                                                                  (Alfredo Laurano)


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