giovedì 2 maggio 2013

IL CLIMA DELLA FESTA


Oggi è la festa del lavoro che non c’è.  
Come da tradizione, c’è Il sindacato sui palchi e nelle piazze, il concertone a S. Giovanni, i giovani, la musica, le bandiere, la speranza nel futuro. Anzi no, come il lavoro, anche il futuro non c’è, almeno all’orizzonte. C’è però il contro evento musicale a Taranto a rappresentare il dramma dell’Ilva, ”Si ai diritti, no ai ricatti”, in una giornata di denuncia e di confronto, incentrata sulla crisi che coinvolge tutta la nazione.

Non c’è quindi molto da festeggiare, c’è da riflettere e pensare. E’ l’occasione per cogliere appieno il livello della disperazione e della delusione di un popolo in affanno, da una parte, e l’ipocrisia e il tradimento di una classe politica, dall’altra.

Per disperazione, moltissime persone si sono tolte la vita. Piccoli imprenditori, disoccupati, licenziati, emarginati o uomini privati anche della loro dignità sono costretti a dormire in macchina o alla stazione, a elemosinare, ad affollare le mense della Caritas per sopravvivere, almeno, all’illusione e alla speranza. Per non arrendersi del tutto e farla finita.
Qualcuno ha armato la propria angoscia contro gli altri e ha sparato e ucciso le due donne dell’Agenzia Entrate di Perugia, o ha colpito i due carabinieri di Palazzo Chigi.

La colpa, per la Casta sempre pura ed innocente, è dei seminatori d’odio, di chi alimenta il clima d’odio col dissenso, di chi protesta contro gli abusi e i privilegi e denuncia con veemenza il malaffare.
Cioè di Grillo e dei suoi slogan e dei quattro residuali che ancora contestano a sinistra.
E non di chi gestisce il potere, la stampa e la TV. 
Di chi usa la comunicazione per monopolizzare il consenso, per orientare opinioni e creare facili bersagli da colpire.
Di chi ha affamato il popolo e dimenticato di governare.
Di chi ha represso con i manganelli ogni forma di contestazione giovanile e studentesca.
Di chi, in campagna elettorale, ha istigato alla violenza nelle piazze con attacchi feroci e pesanti ingiurie contro i nemici “tutti comunisti” o ha sfruttato i disgustosi titoli sparati su Libero e Il Giornale, come palle di cannone.
O di chi parla di espatriare contro l’eventuale golpe di Prodi al Quirinale o di combattere la magistratura o di non pagare le tasse.

E’ proprio la fiera dell’ipocrisia e dell’arroganza dove sfilano, senza vergogna, atti e dichiarazioni farneticanti, commenti sprezzanti alla La Russa, il dito medio di Gasparri in faccia a chi protesta e sillogismi vari dalla logica truccata.

Per non parlare dell’ondata di  volgarità razzista che in questi giorni si è scatenata contro la neo ministra nera Cecile Kyenge definita sul web "Scimmia congolese", "Governante puzzolente", "Negra vai a lavare i cessi", "Negra anti-italiana","Faccetta nera o di chi scrive sui giornali: "Il giorno Nero della Repubblica", con sotto la sua foto e "ministro bonga-bonga".
Più violenza di questa? Il sistematico incitamento all'odio razziale è un reato, anche se espresso via web.
 Solo pochi giorni fa, peraltro, mi è capitato di leggere sul web di “Libero” una sfilza di commenti, da vomito crescente (più che altro grugniti o espressioni gutturali), a un articolo su Vendola e il 25 Aprile. Sono ancora intossicato dalla incredibile scurrilità e dalla rozzezza di quelle affermazioni: un osceno turpiloquio rivolto solo alla persona e non al suo pensiero, da parte di chi nuota e si alimenta nella palude nauseabonda prodotta da ignoranza e pregiudizio.

E’ il neo fascismo e razzismo da tastiera, diffuso a larghe mani senza alcun controllo o prevenzione, in un’Italia che emargina e denigra.

Tutto questo ispira e fomenta la violenza e costituisce la naturale risposta a chi l’ha provocata e innescata con scelte irresponsabili.
Scelte che oggi conducono, per il “bene del paese”, alla parata della doppiezza e della falsità delle larghe intese fra coloro che, fino a pochi giorni fa, si sono scambiati ingiurie, accuse, colpi bassi e assai veleno.

E intanto Vespa, nel suo salottino bianco, si compiace e sfoggia un sorrisetto sotto i nei, unendo le poltrone dell’ inciucio, per sancire la pace simulata e l’ennesima vittoria del Berlusconismo.
Ma questa è un’ altra storia. Ne riparleremo poi.
1 maggio 2013
                                                       AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         

                                                                            

Nessun commento:

Posta un commento