venerdì 22 gennaio 2021

LA DISGRAZIA DI CHIAMARSI MATTEO /2202

Anzi, di essere Matteo: Matteo uno o due, conta poco, non fa molta differenza. Capitan Cazzaro, il legaiolo, e il Puffo Giuda, l’Innominabile e traditore congenito, per antonomasia, si somigliano, hanno molto in comune, soprattutto a chiacchiere e menzogne.

Come due piazzisti venditori di fumo e pentole (forse perché entrambi figli di Mediaset, dove da giovani hanno iniziato la carriera televisiva, fra pranzi serviti e ruote della fortuna), abusano del culto patologico della propria personalità, di insano egoismo e auto esaltazione, di retorica e basso populismo, di ambiguità, incoerenza e ipocrisia. Ingannano la gente e gli elettori, ma anche amici, compagni di partito e alleati di governo. 

Stavolta, forse, la troppa invidia nei confronti del Matteo Cazzaro, troppo visibile, troppo corteggiato, sempre in onda e al centro dell’attenzione mediatica e della cronaca, probabilmente ha fatto ulteriormente sbarellare il narciso, arrogante, presuntuoso e spregiudicato ex premier del povero Pd, fondatore emerito di un gruppetto-partito semivivo del duepercento. 
E ha messo in crisi il governo che aveva in parte voluto e scelto. 
Una crisi al buio, folle e pericolosa, in piena e complessa campagna vaccinale, che la maggior parte degli italiani - in ansia per la pandemia, per i tanti ricoveri in terapia intensiva, per le troppe morti, per le regioni che cambiano colore e i numeri che salgono, per il lavoro che non c’è, per le scuole e i negozi chiusi, per le attività bloccate e l’emergenza economica dilagante - non possono certo capire e accettare. Ormai il Matteo pinocchio sta sulle palle a troppe persone, che lo insultano sul Web e ne auspicano la sparizione politica. 
Ha ritirato le sue due ministrelle, Bonetti e la rinnegata social-sindacalista Bellanova, nonché l’anonimo Scalfarotto, consolato dalla rifattissima ninfa Maria Elena dei Boschi aretini. E ha poi convocato una patetica conferenza stampa per spiegare e raccontare il suo bel gesto da vigliacco traditore. 

Ma perché l’ha fatto? Qual è lo scopo del vanaglorioso signor 2%? 
Cinismo politico? Opportunismo? Irresponsabilità? Terrorismo istituzionale nei rapporti europei e mercati finanziari? 
L’ha fatto per far cadere il governo dell’odiato Conte - troppo gradito e stimato, anche sul piano internazionale - che l’ha oscurato in gradimento e popolarità; l’ha fatto per ritornare nella stessa maggioranza da protagonista, con un’altra posizione di forza, con un altro premier più accomodante; l’ha fatto per rafforzare il proprio potere contrattuale ed assicurarsi centralità e visibilità in un nuovo esecutivo, fregandosene delle conseguenze, del Paese e delle migliaia di morti tutti i giorni. 

Ma, in verità, non può stare tanto “sereno”, perché rischia un altro suicidio politico: come è stato il referendum elettorale, la scissione dal PD e la nascita di Italia Viva. 
La sua sfrenata ambizione può portarlo a un’auto-rottamazione, a rottamare proprio se stesso, se Giuseppe Conte riuscirà a trovare un certo numero di “responsabili”, oggi detti “costruttori dal capo dello stato, per sostituirlo in Parlamento e inglobarli nella maggioranza di governo, magari con l’aggiunta di qualche suo seguace che lo abbandona al suo destino. Di conseguenza, sarebbe cacciato anche dal gruppo parlamentare che lo aveva ospitato. 
Se ciò accadesse, oltre a ingoiare l’amarissimo boccone della tenuta del governo Conte, sarebbe contemporaneamente costretto a traslocare al gruppo misto, perdendo anche l’agognata riconoscibilità: è la giusta punizione che merita, questa specie di marionetta che ha perduto i fili che la guidano nella storia politica del Paese. Oggi Renzi fa così tanto schifo agli italiani, che il suo nome potrebbe solo far perdere voti a chi lo avvicinasse. 

Dopo aver lavorato scientificamente alla distruzione della Sinistra, spostando il baricentro politico verso il centro-destra e il suoi padrini berlusconiani; dopo aver perso molte battaglie importanti; dopo essere andato in pellegrinaggio da Verdini a Rebibbia, per istruzioni urgenti, l'innominabile ipocrita, invidioso, rancoroso, assetato di potere - da centrista della peggior stirpe democristiana - rischia davvero di perdere la guerra finale lasciando il trionfo a Conte ed al consenso, che si è guadagnato sul campo, in un difficile, drammatico momento. 

"Due volte nella polvere, due volte sull’altar": lunedì, la conta alla Camera, martedì al Senato. "Così percossa e attonita, la terra al nunzio sta...non è follia sperar". 
14 gennaio 2021 (Alfredo Laurano)

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