sabato 2 gennaio 2021

UNA SERA CI INCONTRAMMO…

Molto prima del tempo delle mele, anche per noi vi fu quello dei banchi e delle note. Della musica dei Beatles, dei compagni e delle feste nelle case e sui balconi, ma anche degli amori e turbamenti, degli scherzi e della bella giovinezza che - già allora - si fuggiva tuttavia…chi vuol esser lieto sia! 
Poi, il tempo tutto questo l’ha portato via e sostituito con la vita e le vicende di ciascuno. Ha nascosto quelle gioie e quei tanti sentimenti, lasciandoli coprire dalla polvere dei ricordi. 
Ma non li ha potuti cancellare.

Perché un giorno, per fatal combinazion, non so come, non so quando, riparammo in un portal. 
Senza inganno e senza truc, era quello di Feisbuc. 
E’ proprio lì che ho ritrovato quei maturi “giovInetti”, dallo spirito gagliardo e assai carichi di affetti, quasi uguali a quelli che il caso aveva disperso tra le vie dell’esistenza. Altri colori sulla testa, qualche ruga sulla pelle, un po’ di chili nel bagaglio. 
Era il 2012.

Ecco Carla, capoclasse rigorosa, seria, attenta e precisa come sempre. Organizza, inquadra e indaga come la Signora in Giallo. Mai la coglierai in fallo.
La Ginetta del Friuli è l’amica che non molla, quasi o più di una sorella, buona, limpida e sincera. Tra una figlia e un nipotino, si concede poco un riposino o un bridge o un burrachino.
Il cacciator cortese, conte Mauro di Monterano, ama vivere in campagna come il prode Cincinnato. Gentile, deciso e austero è uomo non solo di pensiero, ma sa far tutto per davvero. Anche mangiare, bere e stare in compagnia.
Molto più dell’Angelo Luciani che, incontrato in qualche pranzo, resta un po’ più sulle sue, perché è ancora troppo preso o troppo ganzo.
La Paoletta ci controlla dal suo Porzio Catone, ci bacchetta e, senza tregua, ci ricorda la bellezza di quei giorni, il valore mai perduto di un bacio e un sentimento, l’estasi sublime di un filosofico ragionamento.
La canutissima Lucia, in fresco e affascinante viso, è presa dai suoi guai: ci pensa spesso, vorrebbe, vorrebbe, ma non viene mai.
Da quelle parti, assai fiorenti, c’è anche una vispa bambolina, curata, ironica e vivace, che si chiama Rosamunda o Rosalina: buongustaia, spiritosa e assai di compagnia.
Nell’antica terra etrusca, fuori dalla vecchia Caere, Lida-linda condivide casa, amore e fantasia con il buon Vittorio, che cura l’orto, i fiori e produce vino. Sono molto riservati. Anche lei non è cambiata: quasi bimba come un tempo e quell’ l’aria da teen ager, anche se da poco nonna.
Poi, dopo il “tedesco Hoffman”, esiliato in Latina, la suora laica Maria Agata, a costante dieta e assente per catechesi obbligatoria o viaggetti a Medjugorje, e l’epistemologo Massimo, provato da mille difficili problemi e dai sofismi da salotto, c’è donna Rita, l’esperta, la pratica, la mamma che sa fare il padre, che viaggia e scarrozza tutti come un taxi e, quando può, non si tira indietro.
Dulcis in fundo, la giovanil Simona che rappresenta l’arte, la musa del Teatro. Che salta con disinvoltura dalle tavole del palcoscenico ai tavoli della cucina o dei ristoranti. 
Ospitale, sbarazzina, sorridente e generosa come pochi, è pronta alla battuta e al calembour. E il Bruno scanzonato ne è contento.
Bella gente su quel social e nella vita, gente sana e giudiziosa, gente che apprezza l’amicizia, che ama il giusto e il bello e il calore di un antico sentimento. 
Che ha riaperto quel cassetto dei sogni e dei ricordi, che non ha dimenticato.
Che bello avervi ritrovato!
Buona vita! 
31 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

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