sabato 2 gennaio 2021

CON LE MANI SPORCHE /2191

Sta finendo un anno drammatico, almeno secondo il calendario.  

Un anno che ha unito genti e popoli di tutta la Terra, non nella pace e nella gioia, ma nel dolore, nella paura e nella sofferenza.

Un anno di pane e pandemia, infausto e maledetto, arrivato all’improvviso, inaspettatamente, senza essere previsto e senza preavvisi.

Che ci ha colto impreparati nell’era delle sicurezze, della scienza e della super tecnologia, che tutto, sulla carta, spiegano, sciolgono e risolvono.

Che ci ha aggrediti e cambiati dentro, che ha devastato l’idea di libertà, che ci ha privato della socialità e degli affetti.

Che ha alterato i nostri equilibri, le nostre scelte, le nostre convinzioni, le nostre abitudini, le nostre certezze.

Che ci ha impedito di salutarci, di abbracciarci e frequentarci, di stringerci e toccarci, come fossero tutti lebbrosi o appestati in un infetto, gigantesco lazzaretto.

Che ci ha allontanato dagli altri, dagli amici e dai parenti più cari, quando non ce li ha portati via.

Che ha seminato morte e distruzione, come una guerra orrenda, diffusa nel pianeta.

L’unico vero augurio, che tutto il mondo non può non fare, è quello che il maledetto virus venga sconfitto, non solo dal vaccino, e che si possa cancellare la distanza, tornare a baciarsi e ad assembrarci, senza mascherine - se non quelle rituali e inevitabili pirandelliane - e senza nemmeno lavarci le mani sporche, cento volte al giorno.

31 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

 


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