mercoledì 27 giugno 2018

GIRA LA RUOTA


L’ennesima batosta incassata dal PD ai ballottaggi di domenica scorsa - dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e dopo il voto del 4 marzo scorso - l’uomo di Rignano, già premier e già segretario del partito, sta riflettendo sul suo futuro.
Che fare? Come diceva e scriveva Lenin, ma senza alcuno accostamento blasfemo e irriverente al grande rivoluzionario.
Al momento, sembra essersi allontanato dalla politica attiva e non molto interessato all’analisi delle sconfitte e al congresso del partito devastato. 
È stato assente e piuttosto evanescente in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale, anche perché al Nazareno, prima delle sfide, gli avevano chiesto di non fare comizi, di farsi un po’ da parte e di lasciare ad altri la vetrina del richiamo.
Ma anche così non ha funzionato, forse perché, anche se non appare o compare in prima persona, è ancora percepito come guida e padrone della banda.

Secondo alcuni, starebbe accarezzando l'idea di un partito tutto suo. Un progetto politico sul modello della macroniana En Marche, a quanto pare, naufragato in fieri perché, secondo i sondaggi, non andrebbe oltre il 4%.
Ecco, allora, l'idea del piccolo schermo, un contesto congeniale a Renzi che conosce il mezzo televisivo fin da giovanissimo: nel 1994 prese parte come concorrente a "La ruota della fortuna" di Mike Bongiorno.

È questa l'idea, non più molto segreta, che Matteo Renzi, ormai ai margini della scena politica italiana, custodisce nel cassetto dei suoi sogni? Se non un partito, almenoun programma TV tutto suo.
Altro che riformare l'irriformabile PD, che ormai ha snaturato, disintegrato e ridotto a movimento d’opinione e di rimpianti!
L'ex premier starebbe pensando di fare una trasmissione sulle bellezze di Firenze, nell'insolita veste di guida turistica, in cui esplorerà anche quelle del nostro Paese, partendo proprio dalla sua città, culla del Rinascimento. I primi ciack sarebbero stati già girati, ma non è stato ancora finalizzato un accordo per la messa in onda. Il destinatario non dovrebbe essere Netflix, come qualcuno ha ventilato, ma un canale in chiaro della televisione "tradizionale".
Se ciò fosse vero, dopo la Leopolda - la convention da cui nacque la sua gloria nell'ormai lontano 2010 - questa nuova sfida mediatica certificherebbe la fine ufficiale del Pd renziano e forse del Renzismo, meteora di un astro cadente.

E il povero partito, da lui sedotto e abbandonato, in bilico fra l’inconsistenza politica e il vuoto di potere, si avvicina alla scomparsa, dopo l'ennesima sconfitta elettorale e il "rompete le righe" che qualcuno già pronuncia, se non ritrova la voglia di rinascere e rifondarsi, anche sotto un altro nome, un altro simbolo, un’altra speranza, fondata sulla sua storia. Ma con chi, con Martina, con Orfini, con Del Rio o con Cuperlo e Zingaretti alla riscossa? 
Non c’è molto da scegliere.
Il momento è particolarmente delicato. Meglio cercar fortuna al circo, a Zelig o nei panni di valletto di Barbara D’Urso, sempre sensibile ai casi più pietosi.
Oppure darsi all’ippica o al pentimento mistico in convento.
Male che vada, c’è forse all’orizzonte anche il reddito di cittadinanza.
 (Alfredo Laurano)

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