martedì 12 giugno 2018

E’ FINITA LA PACCHIA

Ma quando era iniziata? 
Una cosa è certa: la pacchia di cui parla Salvini non può finire, semplicemente perché non è mai cominciata. 
A meno che non si voglia assimilare un drammatico viaggio in mare di migranti su un gommone o una carretta, o nel fango e nel freddo dei Balcani, dopo la disperata scommessa di un attraversamento del deserto e una lunga, bestiale, disumana, permanenza nelle prigioni-bunker libiche, a una condizione di vita facile, spensierata, senza fatiche, problemi e preoccupazioni materiali, con il privilegio di avere da dormire, da mangiare e bere in abbondanza e pure un cesso per cento persone, in un ghetto che si chiama CIE (Centri di identificazione ed espulsione).


Un traguardo conquistato per caso da fortunati da fortunati sopravvissuti a mille occasioni di tragedia e di fine prematura. 
E, magari, anche con un piacevole lavoro di raccoglitore di meloni e pomodori, sotto il sole e a schiena curva, a ben due euro l’ora.
Che culo, che pacchia, che bel paese boccaccesco di Bengodi! 
Da quando ha giurato di fronte al capo dello Stato, il neoministro dell’Interno Matteo Salvini non fa che invocare più espulsioni e rimpatri dei migranti irregolari. Prende di mira le Ong, alcune delle quali non fanno volontariato, non salvano vite perché fanno affari, speculazioni e fungono da taxi. 
Il tutto non fa altro che accrescere l’imbarazzo dell’anima sinistra del Movimento Cinque Stelle, che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico, la stessa che in fondo non ha mai digerito l’alleanza gialloverde. A questa corrente appartengono parlamentari come Nugnes, Gallo, fino ad arrivare ai senatori Morra e Taverna. 
Eppure i loro malumori restano sottotraccia per evitare lo scontro con i vertici, ma, assicurano di non voler cedere alle istanze leghiste che non fanno parte del “nostro programma”, perché: “il principio di solidarietà è la nostra bandiera e in aula faremo sentire il nostro pensiero”. 
E’ certamente un tema delicato da affrontare, una vicenda su cui si sono fatti anche soldi, si è lucrato e si è fatto business. Quello delle Ong è un lavoro indispensabile, anche se alcune sono state oggetto anche di questioni legali e giudiziarie. 
Intanto, mentre continua il braccio di ferro tra Italia e Malta, su dove debba attraccare la nave Aquarius di Sos Mediterranee, con il suo carico di vite strappate alla violenza del mare, Salvini tiene duro: “Salvare le vite è un dovere, trasformare l'Italia in un enorme campo profughi no. L'Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire", scrive su Facebook, ribadendo la linea dell'intransigenza.
Il presidente Fico, invece, ha ricevuto a Montecitorio una delegazione di Medici senza Frontiere, l'Ong che lo scorso anno si è rifiutata di sottoscrivere il codice di condotta, redatto dal Viminale a firma Minniti, sottolineando che “chi fa solidarietà deve avere tutto il supporto dello Stato e non solo sul tema dei migranti, ma sulle sofferenze in generale e dei diritti”. 
La nave Aquarius, intanto, resta al largo col suo carico di 629 vite umane, che per il momento, scoprono e assaporano sul ponte l’irresistibile fascino della pacchia. 11 giugno 2018 (Alfredo Laurano)


                                       

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