giovedì 27 luglio 2017

ZIO PAPERONE E LA FERILLA NIPOTINA

Forse arrivo un po’ in ritardo, ma volevo far sapere che anche a me - come a milioni di altre persone - la liquidazione di 25 milioni del signor Ferilli, alias Flavio Cattaneo, AD di TIM, (marito della “compagna Sabrina” (Poltrone & Sofà…chi po’, so’ o fa!), fa molto schifo.
Una così scandalosa buonuscita per poco più di un anno di sudatissimo lavoro!
Non mi pare che sia normale, che sia logico o morale.
Come, ovviamente, non lo è per i super calciatori, per i super piloti di Formula Uno, per i super cantanti, i super attori e le star da copertina.

Certe cifre che noi comuni mortali nemmeno riusciamo a immaginare o quantificare, sono un insulto al mondo del lavoro, a chi butta il sangue tutti i giorni, per una vita intera, in una fabbrica, in un ufficio, in un ospedale, in mezzo a una strada o a chi si prodiga per aiutare gli altri, per difendere e proteggere una comunità, per salvare vite umane. Magari per 1000 euro al mese!
E non venitemi a parlare di logica sovversiva o leninista, di facile populismo, di banale qualunquismo, di retorica ideologica o sessantottina!
È un ennesimo attentato all’idea di giustizia, di uguaglianza e di equità sociale che non appartiene a questo mondo, spietatamente liberista.

Qualcuno osserva, con pietà cristiana, che un bravo manager rilancia l’economia, salva un’azienda, difende l’occupazione, le famiglie e i posti lavoro. Merita di essere ben ricompensato.
E allora, chi studia per un’intera vita, chi promuove la ricerca scientifica, chi scopre una cura in medicina, chi contribuisce al progresso dell’umanità dovrebbe fare il bagno nell’oro e vivere di rendita come lo zio di Paperino?

Si, è vero, il più delle volte basta aumentare tariffe e bollette, ridurre le spese, spostare voci di bilancio o annunciare un vigoroso piano industriale, quasi sempre confezionato sulla pelle dei lavoratori - penalizzando, cioè, i loro diritti, imponendo nuove regole (orari, pause, straordinari, malattia, delocalizzazioni) - che preveda esuberi, mobilità o licenziamenti, perché le Borse premino il relativo titolo, perché aumentino ordini e commesse, perché crescano i profitti.
A tal proposito, va osservato che le altre categorie di nababbi di cui ho detto (sportivi, artisti e cantastorie) almeno non licenziano, non ricattano e non sfruttano nessuno, anzi creano una multiforme economia di riflesso e generano lavoro e guadagni, derivati o di ritorno, non proprio indifferenti.
Per fare solo un esempio, l’ultimo costosissimo film di James Bond, Spectre, determinò un indotto collaterale di sedici milioni di euro, riferito alle persone assunte, alle diarie, ai ristoranti, agli alberghi, ai noleggi, ai costumi, ai trasporti e a tutte le altre spese sul territorio, per le sole poche scene girate a Roma.

Tuttavia, va anche ricordato, che il capacissimo Cattaneo, già DG della RAI, già A.D. di Terna spa, già presidente di Fiera Milano, già tanto altro ancora, non è certo il solo Paperone della Disneylandia italica della vergogna.
Prima di lui, tanti altri “salvatori” di destini ed economie aziendali, pubbliche e private (Eni, Enel, Ferrovie, Alitalia, Monte Paschi), a trazione milionaria, si sono ben guadagnato il loro pane quotidiano.
Qualche esempio?
Cesare Romiti, con 106 milioni di euro e con 24 anni di lavoro. Alessandro Profumo, all’uscita da Unicredit ha avuto oltre 40 milioni, per 12 anni di attività. Matteo Arpe lasciò Capitalia con 37 milioni di liquidazione, per sette anni di attività. Luca Cordero di Montezemolo, uscito da Ferrari con 27 milioni dopo 13 anni.  Roberto Colaninno (Olivetti) con 17 milioni per 15 anni. Cesare Geronzi (Generali) con 16,7 milioni, per un solo anno di lavoro.
Magari qualcuno lo fanno senatore a vita e si becca pure il vitalizio.
Marchionne, che ha rifondato la Fiat, che vive a Toronto, a Detroit e in Svizzera, dove paga le sue tasse, per qualcun’altro (Berlusconi), dovrebbe fare il Presidente del Consiglio.

In ogni caso, quando i “salvatori” non riescono proprio a salvare, c’è sempre lo Stato pronto a intervenire col pubblico denaro e a soccorrere banche e aziende in decomposizione. 
Per questo, i mercenari del capitale e del mercato, senza cuore, senza politica, senza brividi o rigurgiti etici, buoni e pronti per chiunque e per tutte le stagioni, possono provare, sperimentare, scommettere, con cinismo e senza rischi.
Sono l’altra faccia del potere, che si rinnova e si confronta nelle sue proposte autoreferenziali.
Sono una razza a parte, quella dei nuovi padroni, quella della nuova aristocrazia, illuminata e lungimirante, che sostituisce quella che una volta veniva definita nobiltà.
(Alfredo Laurano)

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