venerdì 10 giugno 2016

CINQUE CERCHI E CINQUE STELLE

Tra dieci giorni non si andrà al ballottaggio per scegliere il sindaco di Roma, si voterà, in pratica, sul referendum delle Olimpiadi del 2024. 
Di questo si parla, si scrive, si chiacchiera nei talk. Si intervista la gente per strada, si stilano sondaggi. La stampa è schierata e fa pressione.
I problemi antichi e gravi della città sono quasi dimenticati: degrado, ambiente, traffico, buche, spazzatura, sicurezza, casa, trasporti, debito, appalti e via dicendo. Anzi, non dicendo affatto.
E’ come se i romani dovessero scegliere il proprio sindaco sulla base del gradimento o meno, o parziale, che i due sfidanti - Raggi e Giachetti - esprimono su un tema, falsamente prioritario, che supera ogni altra esigenza, istanza o progetto: la candidatura ai possibili, futuri, lontani Giochi. 

Non saranno e non sarebbero a costo zero per la città e, al momento, ci sono ben altre priorità e urgenze per la capitale, ogni giorno ostaggio di emergenze. Comunque, valuteremo! Si dice da una parte.
Quanti posti di lavoro, quanto ritorno economico e utili nell’indotto, quante opportunità per gli investimenti! Dicono i sostenitori dell’altra.
Anzi, costoro, per orientare meglio l’elettore - che ritengono forse un po’ stupido e indeciso - cercano di strumentalizzare anche le ingenue parole, estorte a un personaggio dello sport come Francesco Totti, che non può non essere naturalmente favorevole a un grande evento olimpico. Infatti, il “capitano” si è subito intelligentemente sottratto al giochetto di qualche intrigante mestatore e dissociato da tale vile tentativo di speculazione.
Per completare i contorni dello squallido ricatto, interviene, da par suo, il puffo premier che minaccia con protervia: “se vince la Virginia Raggi, Roma non avrà mai le Olimpiadi”.
Su questi argomenti, così essenziali e cari ai cittadini stanchi, si tenta di polarizzare i dibattito, sbandierando slogan minacciosi e avvertimenti, per mendicare voti e recuperare lo svantaggio del docile Giachetti.
Intanto, restano le buche e la monnezza, e la metro funziona a giorni alterni.
9 giugno 2016 (Alfredo Laurano)








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