lunedì 11 aprile 2016

ULTRAS-TUPIDI

Quando il calcio era uno sport, andare allo stadio la domenica era una cosa bella, emozionante e coinvolgeva tutta la casa, la famiglia e, spesso, anche, il quartiere.
Si anticipava il pranzo, ci si dava appuntamento con gli amici al bar, si preparavano sciarpe, bandiere e fischietti, si andava alla partita tutti insieme, qualcuno con le carte da gioco e col panino di frittata in tasca. Il derby era una festa di colori e di emozioni, già dal mattino.
Gli stadi non erano blindati, i tifosi non erano scortati e perquisiti, non c’erano varchi e tornelli per entrare. 
Non esistevano gruppi organizzati che fomentavano violenza, che lanciavano petardi, che preparavano ed esponevano striscioni razzisti e offensivi, che ricattavano società sportive.
C’erano soltanto tifosi veri che, al massimo, si sfottevano e, qualche volta si tiravano un cazzotto o uno spintone.
Tutto raccontato con vivido realismo nei film in bianco e nero di quei tempi, gioiosi, ruspanti e popolari, che dipingevano la vita sana e semplice degli italiani anni cinquanta-sessanta, fra passioni e speranze di un “tredici” al Totocalcio e, sullo sfondo, alla radio, “Campo de Fiori” e “Tutto il calcio, minuto per minuto”.
Cronache lontane e superate, ormai, dall’idiozia umana, dai nuovi selvaggi che non hanno alcun diritto a definirsi tifosi e che aspettano l’occasione di una stupida partita per creare scontri e scatenare la propria malvagità, le proprie repressioni: da quelli che devastano città e monumenti, a quelli che lanciano monetine ai mendicanti, come fossero piccioni; da quelli che orinano su una questuante, a quelli che giocano alla guerriglia, con spranghe e fumogeni, che accoltellano, bastonano e, a volte uccidono, avversari e poliziotti.
E, ieri sera, tanto per non smentire l’ormai consueto rito, scontri e tafferugli hanno colpito ancora a Palermo, con inseguimenti, assalti e lancio di sedie e tavolini in pieno centro. Alcuni vili guerriglieri hanno riempito di calci in testa e al viso un “nemico” inerme a terra.
Follia di ultras senza colore, senza vessilli e campanili, se non quelli della brutale rabbia che li accomuna.
E questi sono, forse, anche quegli ottusi che da tempo non vanno più allo stadio Olimpico di Roma, perché il Prefetto ha diviso le Curve con una barriera di cristallo, per motivi di sicurezza. Da mesi, quegli spalti sono vuoti e lo sciopero del tifo procede a oltranza.
Meglio così: risparmiate soldi per l’abbonamento, risparmiateci la vostra intolleranza e impetuosa turbolenza agli altri spettatori. Nessuno sentirà la vostra mancanza.
Anzi, qualcuno meriterebbe d’essere in gabbia.
11 aprile 2016 (Alfredo Laurano)

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