sabato 23 aprile 2016

SE VUOI ANDARE, VAI, MA IL PIZZO PAGHERAI

Per modificare la vituperata legge Fornero - la più odiata da tutti gli italiani - tra le varie ipotesi allo studio dei grandi esperti del governo, prende corpo quella della Pensione con annesso Prestito.
Sembra essere questa la formula vincente da inserire nella Legge di Stabilità 2016, per facilitare l’uscita anticipata dal lavoro: senza traumi sia per l’Inps, che per le aziende, ma con qualche paletto imposto, casualmente, ai lavoratori. Non va dimenticato, peraltro, che ci sono pure 24mila esodati, senza lavoro, senza reddito e senza pensione, ancora da sistemare. Molti, per sopravvivere alla lunga precarietà, si son venduti l’automobile, i mobili e le catenine dei bambini e mangiano alla Caritas.

Pensioni anticipate, allora? 
Sì, finalmente, ma con un prestito bancario obbligatorio, garantito dal TFR, che sa tanto di imbroglio ai pensionandi, in tema di flessibilità.
Il trio delle meraviglie Renzi, Padoan, Poletti lancia questa ipotesi per i lavoratori che vogliano anticipare l’uscita dal lavoro, rispetto all’età prevista per la vecchiaia con la riforma Fornero.
L’idea, già tradotta da tempo in due progetti di legge depositati dal PD in Parlamento, prevede che si possa andare in pensione con 3 anni di anticipo ed un assegno mensile di circa 850 euro, grazie ad un prestito-ponte da restituire poi a rate in 20 anni, una volta maturati i requisiti pieni per andare in quiescenza. E in questo quadro il ruolo delle banche sarebbe fondamentale per non far gravare sull’Inps (ovvero sul debito pubblico) tutta l’operazione.
A spingere per accelerare sulla flessibilità in uscita è il presidente dell’Inps Tito Boeri che - mentre si prepara a spedire migliaia di famose buste arancio, contenenti calcoli e dati sulle future pensioni da fame - ritiene non ci sia più tempo da perdere per rivedere la riforma Fornero e per ridurre la disoccupazione giovanile, incentivando un ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Altrimenti, spiega, si rischia che, a causa della discontinuità contributiva causata da lavori non stabili, i giovani di oggi, nati nel 1980, vadano in pensione a 75 anni.
Potrebbe essere una buona notizia anche per i lavoratori “precoci” e usuratissimi, in quanto aprirebbe anche alla possibile approvazione della Quota 41, quella, cioè, che prevede l’uscita dal mondo del lavoro con il versamento di 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni.

Dal punto di vista del povero pensionato, questa bella trovata del prepensionamento basato su un prestito - una specie di “pizzo” di Stato - altro non farebbe, però, che “dimagrire” un assegno in molti casi già di per se esiguo, incrementando ulteriormente il tasso di povertà.
Non sono competente in materia ma, a occhio e croce, da profano e smaliziato cittadino, mi sembra un bel regalo per le solite banche e l’ennesima truffa per i lavoratori.
23 aprile 2016 (Alfredo Laurano) 

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