giovedì 1 ottobre 2015

CIAO COCCIUTO CIOCIARO!

E’ forse la piazza più odiata dagli italiani o, se vogliamo, la meno amata.
E’ quella piazza che ospita e rappresenta la democrazia e il Parlamento, ma anche la faccia cattiva di una certa politica, fatta di arroganza e di potere, di affari e corruzione, di arrivismo e interessi personali.
Ieri, però, quella piazza Montecitorio ha riacquistato un significato più nobile e popolare: ha dato l’addio a un grande uomo che di quella certa politica non si è mai servito, ma ha servito con passione.
Pietro Ingrao, nel suo secolo di vita, è stato un riferimento ideale e culturale più importante per più generazioni, un esempio di onestà e di coraggio, di pensiero libero e critico, di comunista, partigiano, poeta e intellettuale, al servizio del movimento operaio e dei più dimenticati, per cambiare la società della mercificazione del lavoro e delle persone e affermare le bandiere della libertà, dello sviluppo e dei diritti.
Sopra alla bara, una corona di fiori e un caschetto portato dagli operai di Terni e la sciarpa rossa di don Gallo.
In quella piazza, ieri mattina, si respiravano quelle idealità, quei valori e quei sogni, fra la commozione della gente che, compostamente, ha ascoltato le bellissime parole di Alfredo Reichlin, “non era uno scettico, era uno che voleva capire quel tanto di verità che c'è sempre in fondo alle cose, sapeva lottare e colpire. Era un uomo giusto: così la gente lo ha percepito”.
“Faceva innamorare le persone”, ha detto il regista Ettore Scola.
Don Ciotti ne ha sottolineato il candore, l'autenticità, la capacità di stupirsi e interrogarsi. Le figlie Renata e Celeste e la giovane nipote Gemma hanno ricordato, tra le lacrime, i momenti di quotidianità, i pranzi domenicali, le passeggiate coi nipoti: "Portava a casa la sua passione politica e la sua voglia di purezza e anticonformismo. Ci ha trasmesso l'amore per la vita, vissuta nella libertà, nel rispetto degli altri, nella ricerca della giustizia".


Alcune sue poesie, scritti e pensieri sono stati recitati da familiari, tra un intervento e l’altro: tutti hanno testimoniato la sensibilità, la lealtà e la naturale coerenza degli aspetti pubblici e privati di quell’uomo semplice, tanto amato dalla gente, di quell’ ”eretico senza scisma” (Fausto Bertinotti), di quel “cocciuto ciociaro” non sempre ascoltato dal PCI (Luciana Castellina).
Tanta emozione vera si percepiva in quella piazza, tra applausi, bandiere, occhi lucidi e Bella Ciao.
“Sono un figlio dell’ultimo secolo dello scorso millennio - aveva scritto sul suo sito - quel Novecento che ha prodotto gli orrori della bomba atomica e dello sterminio di massa, ma anche le speranze e le lotte di liberazione di milioni di esseri umani.
Il mondo è cambiato, ma il tempo delle rivolte non è sopito: rinasce ogni giorno sotto nuove forme. Decidi tu quanto lasciarti interrogare dalle rivolte e dalle passioni del mio tempo, quanto vorrai accantonare, quanto portare con te nel futuro.

Ciao Pietro, lasci un grande vuoto.
Insieme a te se ne va l'ultimo brandello della Sinistra italiana.
Quella vera. Quella vicina ai bisogni della gente, sempre e comunque.
Quella che oggi ha tradito le speranze e i suoi valori, quella che non conosce il sottile profumo di un ideale.
1 ottobre 2015 (Alfredo Laurano)

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