martedì 27 ottobre 2015

IL GUITTO PISTOLERO

La cosa più grave è che proprio adesso, mentre si infiamma e cresce il dibattito sulla legittima difesa, sull’uso delle armi per protezione personale, sul senso di insicurezza costantemente alimentato dai mezzi di informazione, un semi-cretino di marca padana si presenta in TV e mostra una pistola.
Gianluca Buonanno, europarlamentare verde marcio, aspirante o mancato clown da squallido circo di periferia, aveva già esibito in Aula, in un recente passato, spigole e manette, cappio e dito medio e aveva indossato la maschera da Merkel e gli abiti del domatore.
Non so se tal pagliaccio - cui paghiamo un lauto stipendio - sia più rozzo o più patetico, o un’umoristica macchietta, o un anonimo figurante in cerca di facile visibilità. Di certo, non fa ridere e non fa piangere, al massimo fa pena, come un incolpevole imbecille.

E’ talmente limitato, questo rambo da operetta, da non rendersi conto del significato di quel gesto stupido, oltre che inutile, che entra nella case di milioni di persone.
Di quanto istighi alla violenza, dell’amplificazione mediatica e della percezione psicologica che determina, di quale pericolosissimo messaggio veicoli nei confronti di una variegata utenza, ricettiva e impreparata - giovani, bambini, donne, famiglie, persone fragili, insicure, violente o squilibrate - anche da un punto di vista educativo e formativo.
Un segnale quasi esplicito, e nemmeno tanto subliminale, che invita alla vendetta, alla rivolta giustizialista e forcaiola da Far West, come se fosse una trovata intelligente per risolvere un difficile e complesso problema. 
Come se fosse uno dei milioni di spot e messaggi pubblicitari di scarpe o merendine.
Il senso di precarietà e di paura, anche per motivi di propaganda e strumentalizzazione politica, è sempre più spesso argomento di trasmissioni, talk e rubriche giornalistiche, dove tutti sfogano rabbia e frustrazioni, “sparano” a zero contro tutto e tutti, gridano vendetta, invocano una pronta resa dei conti, prevedendo la prossima tragedia.

I tempi della società di massa e fortemente globalizzata ci impongono un confronto costante con gli altri, anche sotto il profilo di comportamenti standard e di reazioni telecomandate,
Vivere in comunità, con migliaia di altri esseri umani - portatori di ideologie e tradizioni diverse - implica grande responsabilità individuale, equilibrio e rispetto per bilanciare ira, egoismo e sensi di colpa inconsci di ciascuno.
Solo l’uso della ragione, non dell’istinto, ci può consentire di agire consapevolmente, senza alimentare rabbia ed emotività o fenomeni da giustiziere padano della notte.
Anche se, alle tre di notte, in casa nostra, di fronte ad un’intrusione di qualcuno che può far del male o violentare, lo Stato o la polizia non ci saranno mai.
Ma questo è un altro discorso.
27 ottobre 2015 (Alfredo Laurano)

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