domenica 25 ottobre 2015

GOMBLOTTO

Un’altra puntata del reality Vatileaks a reti unificate? Altri veleni contro il Papa?
E’ chiaro che Francesco è nel mirino di una parte misoneista della Curia, prevenuta e ostile verso le affermazioni e le aperture da lui, più volte, chiaramente, prospettate.

La netta condanna dei pedofili e l'attenzione agli omosessuali, l’improvviso e plateale outing del teologo Charamsa - classico carico da undici - la comunione anche ai divorziati, lo scandalo a luci rosse dei Carmelitani scalzi, la lettera critica dei tredici cardinali conservatori sulla conduzione del Sinodo: tutti temi destabilizzanti che creano o alimentano tensioni e che lasciano trasparire un ennesimo conflitto fra poteri.
E allora, per inquinare ulteriormente il clima del dibattito, un altro proditorio attacco: la notizia sparata dal QN in prima pagina sul suo stato di salute.
Ma, Francesco non è appena tornato da un lungo ed estenuante viaggio a Cuba e negli Stati Uniti e, poco prima in Sud America? 
Se malato, era in condizione di farli?

L’Osservatore Romano non ha dubbi e parla di "intento manipolatorio del polverone sollevato" durante la fase finale del Sinodo sulla famiglia.

Una strategia per affossare Francesco che, a sorpresa e per nulla intimidito aveva chiesto “perdono”, a nome della Chiesa, “per gli scandali che, in questi ultimi tempi, sono accaduti ,sia a Roma, che in Vaticano    
Quindi, meglio dire che il tumore è al cervello per lasciar intendere che sragiona, che sproloquia, che non sa quello che dice.

Non dimentichiamo che Bergoglio viene dalla strada, che è un uomo diretto e imprevedibile, lontano dalle etichette e dalle convenzioni tradizionali, che sta rivoluzionando la Chiesa e che è diventato Papa dopo le strane dimissioni del suo predecessore. Che sta cercando di recuperare audience e fedeli, riportando all'ovile di San Pietro milioni di pecorelle smarrite, come gli agnostici, i gay, i divorziati, gli oltranzisti cattolici che per la vecchia Chiesa erano persi.

Non dimentichiamo, nemmeno, che circa tre anni fa sono accaduti due fatti incredibili e sconcertanti.
Prima, la fuga di documenti riservati della Santa Sede - finiti sui giornali e nel libro di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità” - su rapporti, lotte intestine e irregolarità finanziarie all’interno e all’ esterno del Vaticano, tra i quali, anche uno in cui si alludeva a un presunto complotto di morte nei confronti di Benedetto XVI, che doveva preludere all’ascesa al soglio pontificio del cardinale Angelo Scola.
Responsabile, il devotissimo maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele - arrestato, processato, condannato a tre anni e poi graziato e perdonato dal papa stesso - aveva deciso di rendere note le trame della Curia Romana, “per amore”, per aiutare il Papa e la Chiesa, per far conoscere quanto accadeva: “Temo che il Papa non abbia la forza per superare queste avversità, per cacciare i mercanti dal tempio”. 
Gli inquirenti sollevarono molti dubbi in merito al fatto che dietro lo scandalo potesse nascondersi il solo Paolo Gabriele: un "corvo" affermò che le persone coinvolte erano in tutto una ventina.


Pochi mesi dopo, un’altra scelta che stupì il mondo ancor di più, lasciando disorientata non solo la comunità cattolica, ma anche i non credenti: la storica abdicazione di papa Ratzinger.
Un passo indietro “per il bene della Chiesa” o per evitare la minaccia contenuta nel Terzo Segreto di Fatima - cioè quella profezia che vedeva la morte di un vescovo vestito di bianco - di cui si sentiva forse il destinatario?

Secondo indiscrezioni, Benedetto XVI, che conosceva bene la Curia romana da moltissimi anni, avrebbe scoperto, leggendo le pagine del dossier Vatileaks, che la sporcizia nella Chiesa, che lui stesso aveva denunciato da cardinale, era di gran lunga superiore alla sua immaginazione. Tutto sarebbe ruotato attorno alla violazione di due comandamenti: “non commettere atti impuri e non rubare”. Ovvero sesso e soldi al centro di quella vicenda oscura, destinata a trascinarsi ancora a lungo, dopo la fine del suo breve regno. Dal rapporto, e forse questa è la parte che lo avrebbe scioccato di più, la scoperta di una “lobby gay” all’interno del Vaticano, la più ramificata e influente tra tutte quelle presenti nei Sacri Palazzi.

Ma di cosa aveva paura il Papa?
Della forza degli “individualismi e divisioni di una Chiesa deturpata dalle rivalità”, come affermò all'indomani dell’incredibile annuncio? O di dover gestire rinnovamento e riforme, da una parte, e interessi opachi e personali di una certa casta, dall’altra? 
O una paura più profonda, come disse il suo assistente Gabriele, di uno “Stato, piccolo certo, ma dove puoi fare una strage e uscire impunito”, facendo riferimento alla strage delle guardie svizzere del 1998?

Quante analogie, oggi, con questo recentissimo passato.
Non serve essere complottisti per capire che ci sono élite potenti e ammanicate che non vogliono né cambiare, né rinunciare a vizi privati e pubblici magheggi.
Che stanno cercando di indebolire lo scomodo Francesco che si permette di toccare equilibri e privilegi consolidati: 
bisogna sputtanarlo e renderlo poco credibile.
Sempre che non sia stato l’ex sindaco Marino a far uscire la notizia della malattia, per vendetta personale!
Quanti segreti dietro quelle mura Leonine, quante lotte di potere, torbidi intrighi, veleni e doppiogioco in quelle stanze, quanti silenzi ed omertà!
A cominciare, per esempio, dal caso di Emanuela Orlandi di cui, ancora nulla si sa, dopo trentadue anni.
24 ottobre 2015 
(Alfredo Laurano)



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