venerdì 30 ottobre 2015

E' NORMALE

A Messina manca l’acqua da una settimana.
A Sanremo, i dipendenti del Comune timbrano il badge in mutande e ciabatte o lo fanno come i moschettieri “uno per tutti”, mentre “tutti per uno”, o per alcuni, vanno in canoa a fare sport, che fa bene alla salute, o a far la spesa al supermercato.
In Calabria, un’altra figlia ammazza un’altra madre che le aveva vietato l’uso eccessivo e costante dello smartphone e del PC. Come Il famoso Pietro Maso che uccise i genitori per aver subito l’eredità. O Erika che, con Omar, uccise a coltellate madre e fratellino a Novi Ligure, o Carretta che soppresse genitori e fratello a pistolettate.
Ma, anche questo, è ormai normale.

Intanto, un po’ a sorpresa, Milano diventa, secondo Raffaele Cantone, il mago dell’anticorruzione nominato da Renzi, la capitale morale d’Italia.
Eppure, pochi giorni fa, hanno arrestato il vice-presidente della Regione Lombardia. Un mese fa, due dipendenti comunali. 
L’ex governatore Roberto Formigoni, oggi senatore di NCD, è invece sotto processo per associazione a delinquere e corruzione e con lui anche molti imprenditori del settore della sanità. Infine decine di consiglieri regionali sono sotto accusa per peculato.
Da alcuni anni, all’ombra della Madonnina, si è diffusa un’epidemia di assessori e consiglieri in manette, tanto che proprio Salvini disse che “la Lombardia si è autorottamata a suon di scandali”. Anche se, accanto a Filippo Penati del PD, già presidente della Provincia di Milano, diventato il simbolo del malaffare per il suo coinvolgimento in un’inchiesta per corruzione, c’erano molti leghisti finiti nel mirino dei magistrati.
Nell'hinterland cittadino, poi, la ‘ndrangheta spadroneggia negli appalti dell’edilizia grazie, a infiltrazioni nel mondo della politica. Basti dare un’occhiata al sintetico report “Mafie e corruzione a Milano” dell’Associazione Libera di Don Ciotti. Ma Cantone forse non l’ha letto.
Da tangentopoli in poi, Milano è sempre stata la capitale della corruzione, ben prima di Suburra e Mafia Capitale. Ma è normale non saperlo.

A Roma, intanto, ancora e purtroppo capitale - perché non la trasferiscono a Mantova o a Ferrara? - il marziano Marino Kunt sfida l’Imperatore del Consiglio che, snobbato dal vecchio Fidel, fa footing in quel di Cuba.
Su pressione di una certa piazza, Kunt ha deciso di ritirare le dimissioni per farsi cacciare, democraticamente, dal democratico partito. Perché “dargliela vinta facile?
E, oggi, guarda caso, l’hanno pure indagato. Forse, perché non ha ancora ripreso la sua l’astronave e si è tolto dai “Maroni”.
Roma ladrona, Milano da bere. 
Per antonomasia.
30 ottobre 2015 (Alfredo Laurano)


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