lunedì 13 luglio 2015

UNDICI LUGLIO

E’ tempo di saldi, di promozioni e grandi offerte.
Riti commerciali obbligatori, offerti sull’altare dei consumi, delle voglie e degli sfizi.
Riti collettivi che a volte danno un friccico di gioia e di soddisfazione: non servono, non risolvono, ma creano un filo di speranza, un giochino della fantasia, un’ennesima illusione. Insomma, aiutano a campare.
In realtà, nella nostra esistenza, ce ne sono sempre, in ogni stagione, ad ogni festa comandata: dalla primavera della giovinezza, all’inverno della maturità, passando attraverso le mezze stagioni dell’infanzia, del dubbio, delle paure, dei desideri.
Ma più che saldi, sono bilanci, estratti conto scadenzati del mestiere di vivere.
Sono pagine e riflessioni che il nostro grande magazzino personale ci obbliga a visitare, a rileggere, a ricordare, ad indagare, senza sconti per nessuno. Sono i saldi del confronto, della coscienza, dei valori che ci portiamo dentro, sempre in bilico e a rischio di precarietà.

Dalle aste e le vocali, abbiamo avuto il privilegio o la sventura di scoprire, a tarda età, le lusinghe della tecnologia che hanno cambiato tanti aspetti della vita quotidiana, che ci hanno svelato un mondo nuovo e sconosciuto, attraente e misterioso, senza però riuscire a cancellare del tutto i segni ed i confini della nostra specificità, nella difficile battaglia culturale per l’autonomia del pensiero e degli affetti.
Siamo nell’età - come diceva Jep nella Grande Bellezza di Sorrentino - in cui non dobbiamo e non vogliamo fare ciò che non ci va di fare.  Che ci consente di decidere, di scegliere, di preferire, di selezionare le cose e le persone, i piaceri e i sentimenti, e tutto ciò che amiamo, con una punta di sano egoismo primordiale. 
Non possiamo inseguire o fermare il tempo, né le mode, né gli obblighi sociali, morali o religiosi. Non dobbiamo inseguire l’esistenza, possiamo solo viverla, fino alla fine del romanzo.

Tra i sofisticati totem della modernità, nuove forme ibride di chiese e religioni, fatte di santi, santini, allegorie, miti fasulli, volgari preghiere, arroganti predicatori, anarchici peccatori e brutte figurine - da adorare con ogni possibile riserva e con tutto lo scetticismo dell'eretico convinto - è bello, talvolta, dal palco del proprio teatrino artigianale, scostando un po' il sipario che ci veste, ci avvolge e ci comprime, guardarsi dentro e riscoprire ancora emozioni, quasi giovanili o dimenticate. E ritrovare, soprattutto, nei vecchi e nei nuovi compagni di avventura - ma anche nel ricordo di chi ci ha dolorosamente abbandonato - una rinnovata, fresca e rara linfa vitale, che solo l’amicizia sa creare.
Non da spettatori, ma da protagonisti della tragicomica commedia della nostra vita!
E per Marta, oggi festeggiata, tutto questo conta assai ed è sempre stato un insopprimibile bisogno, che ha prodotto gioie e anche delusioni. Mai a saldo, mai in liquidazione.

Gli amici sono importanti perché attraversano la nostra vita, nel bene e nel male e, come diceva qualcuno, raddoppiano i piaceri e dividono le angosce a metà.
Accanto e insieme a loro, vive il mondo della memoria, l’altra nostra vera ricchezza: siamo quello che abbiamo pensato, amato, compiuto e condiviso con un altro pezzo di umanità. E siamo, soprattutto, quello che di tutto questo ricordiamo.
I ricordi sono il profumo delle nostre esperienze, cartoline e lettere firmate che abbiamo spedito al nostro futuro. Qualsiasi esso sia e a qualunque età.
E noi, compagna mia, tra il riso e il pianto, ne abbiamo spedite e condivise tante.  
Auguri in ogni caso. 
(Alfredo)


Nessun commento:

Posta un commento