domenica 19 luglio 2015

MIRACOLI E MADONNE

Non è solo stucchevole, è qualcosa di ignobile, di vergognoso, al limite dell’abuso della credulità popolare e della collettiva circonvenzione di incapaci, su scala nazionale.
Non bastano l’afa, il caldo torrido, i quaranta gradi e l’umidità  soffocante di questi giorni a minare le stanche forze del corpo e del pensiero, anche il servizio pubblico della TV di stato, leggasi Raiuno, si impegna profondamente a sciogliere le residue risorse dell’intelletto, a liquefare le coscienze degli utenti stremati e vacanzieri.
Ne avevo già parlato di recente, pensando fosse un episodio, un momento di ilarità e folclore, di sano dibattito, ma mi sbagliavo. Sono costretto a tornare sull’argomento, visto che lo scandalo continua e si infittisce.

E’ in atto, da parecchie settimane, tutti pomeriggi, una squallida crociata contro gli infedeli della razionalità e della scienza, a favore del mistero e del prodigio: madonne, miracoli, veggenti e sensitivi. 
Una deriva ormai senza fine, senza soluzione di continuità, che cavalca e sfrutta le paure e il bisogno di soprannaturale della gente, un quasi quotidiano viaggio verso l’oscurantismo.
Conducono questa controriforma del nuovo secolo, che offende anche il senso del pudore e della sperimentazione sensoriale, una coppia di neo-divulgatori dell’irrazionalità, due semi-incapaci balbettanti e improvvisati: la gallina bionda padovana Eleonora Daniele, che fra la cantilena e l’insopportabile birignao, si compiace di annunciare sempre l’esclusiva e il piacione Salvo Sottile - il Clark Gable della Vucciria - che, coi baffetti da sparviero e capello gelatinato a pera e ciuffo d’ordinanza, non fa che stropicciarsi le mani ed ammiccare alle mature signore.
Tra storie di omicidi, fatti di cronaca e di costume, gossip e tradimenti, diete, prove bikini e consigli per l’estate, non può mancare il consueto spazio dedicato alle madonne: collegamenti, servizi, testimonianze, interviste, ospiti di straordinaria importanza, reverendi chierici non stop, effetti speciali.
In studio, la solita pletora di improbabili esperti e patetici opinionisti - i mughini, le luxurie, i cecchipaoni, le criminologhe, le marchese sfatte e decadute - schierati nella farsa che vuol’essere disfida.
Credenti e miscredenti, preti-star e laici da baraccone, imbonitori e scettici si affrontano, con arroganza e presunzione, in un crogiuolo di chiacchiere e banalità, di sovrapposizioni, di finte risse e bestialità. 
La padovana bionda, sempre cantilenando, aizza il penoso circo, interrompe di continuo, smorza i rari spunti interessanti, non capisce, non conosce tempi e pause di una interessante discussione.  Desolatamente disagiata e imbarazzante.
E il popolo utente, confuso e sempre più disorientato, a tali inquinate fonti, beve e si disseta. Si commuove, si esalta e si convince nella sua beata ingenuità.
E’ la pedagogia dello stupore, del sensazionalismo e del mistero, somministrata a buon mercato dal servizio pubblico e da improvvisati autori, senza un minimo pudore e correttezza. Che colpisce nel mucchio e non tutela i più vulnerabili o chi ha scarse difese culturali. Anzi li sovrasta e li inibisce.

Ma, procediamo con ordine.
E’ assodato che esistono due categorie di madonne: quelle che appaiono (più vanitose e narcise) e quelle che piangono lacrime di sangue (più pudiche e riservate).
Stante la crisi di audience e di appeal di quelle di Fatima e di Lourdes, è di gran moda, e in costante ascesa nella hit parade delle visioni, la Gospa (madonna) di Medjugorie (giro d’affari di tremiliardi di euro), che in quei luo­ghi dila­niati dal feroce nazio­na­li­smo croato cat­to­lico, viene incredibilmente chiamata “regina della pace”.
Da notare e ricordare che, alla fine della guerra che aveva provocato centomila morti, vent’anni fa, la Bosnia era com­ple­ta­mente distrutta, senza più atti­vità pro­dut­tive, con strade e infrastrutture in rovina e gran parte della popo­la­zione senza lavoro. Un solo settore aveva ripreso a maci­nare utili a ritmi ver­ti­gi­nosi, la fab­brica di mira­coli di Medjugo­rje, che in breve tempo era tor­nata a essere una miniera d’oro.

E allora dai con le apparizioni su appuntamento e cieli che si oscurano, estasi mistiche, preghiere, suggestioni collettive e manipolazione delle coscienze.
E’ un filone da sfruttare bene e a lungo nella comunicazione e la Rai lo sa bene e se ne fotte di offendere e offuscare le scoperte dell’Illuminismo. Il tanto, troppo spazio dedicato acriticamente all’argomento magico-divino-circense la dice lunga sulla volontà di assopire, condizionare e distrarre le menti.

Era il 1981, quando sei adolescenti del posto dis­sero di aver visto su un sentiero “una figura fem­mi­nile luminosa, tra i 18 e i 20 anni, snella, alta circa 1 metro e 65, con viso ovale e capelli neri, con una sem­plice veste azzurra e velo bianco, che scendeva verso il basso, con i piedi su una pic­cola nuvola bian­ca­stra. Una corona con dodici stelle dorate sulla testa”.
La descri­zione è uguale a quella dell’iconografia clas­sica tramandata da qua­dri, statue e san­tini.
Oggi, quei giovani sono cresciuti, son diventati adulti e veggenti a pieno titolo.
Sono anche imprenditori di se stessi (hotel, pensioni e tour operator), ma continuano a vedere la madonna e a divulgare i suoi messaggi, a dire il vero, poco originali. Gli spettatori non mancano su quei sassi della impervia collina delle apparizioni e Paolo Brosio, ormai del tutto perso in quella fede integralista, è sempre in prima fila.

Ma grazie ai nostri eroi del miserevole palinsesto estivo, scopriamo che conversioni, visioni e guarigioni non mancano anche in tante altre parti di questa maltrattata Italia, bigotta e medioevale, e sono prontamente esibiti a un pubblico ammaestrato, nella ricca fiera delle allucinazioni.
Altre madonne appaiono in Calabria, a Oppido Mamertina, il tredici del mese, alla nota veggente Teresa Scopelliti cui affida messaggi e profezie, e il giorno quattro a Monfenera, in provincia di Treviso, a Paola Albertini, veggente in carrozzella, che, invitata in studio, ha dichiarato di vederla pure lì, tra monitor e telecamere. Ovviamente, glielo hanno lasciato dire, senza nemmeno contestarla.
Un’altra Vergine Maria si mostra dal 1985, non so bene in quale giorno del mese, a una specie di scugnizzo ridanciano, tale Raffaele Ferrara, mistico analfabeta e calzolaio napoletano, che la incontra appositamente a Oliveto Citra, un paesino di montagna in provincia di Salerno, tra i resti di un castello abbandonato, presso il quale si verificavano già precedenti apparizioni.

Ne parla come se raccontasse una avvincente fiaba per bambini: una grande luce bianca che si apre e lascia intravedere la sagoma di una bellissima donna con le mani aperte, in segno di abbraccio, vestita con un manto celeste, una cintura dorata e appoggiata sopra una nuvola, con un bambino tra le braccia.
Nella piazzetta adiacente il castello, naturalmente, non poteva non nascere la sede del comitato "Regina del castello".

Ce ne sono molte altre di beate vergini che tralascio per comprensione ed altruismo e, soprattutto, perché il cliché delle apparizioni è ripetitivo e convenzionale, con marginali e trascurabili variazioni. Le modalità d’intervento (abiti, luci, colori, nuvolette e fiori) sono più o meno sempre le stesse, ormai consolidate e di routine.

C’è solo da chiedersi come faccia la povera Maria a districarsi tra tutti questi appuntamenti, in orari diversi, secondo la stagione e l’ora legale, senza un’agenda, senza una segretaria, senza lo straccio di un tablet o di un computer.

Nell’altra categoria mariana che la TV pubblica propaga e racconta con passione, sono tantissime le statue che inspiegabilmente, all’improvviso, piangono sangue: quasi sempre di gallina o di capriolo.
Basti ricordare la madonna di Pantano (Civitavecchia), quella di Siracusa e quella di Messina, che, dopo un letargo di ben venticinque anni, ha ricominciato a versare lacrime.
Ma la novità di questi giorni è l’ennesima statuina che, in una cappelletta pubblica di Auditore, vicino Pesaro, ha cominciato a lacrimare appena l’anziana che l’accudiva è passata a miglior vita.
La comunità, pressata, sollecitata, incalzata e portata alla ribalta di Raiuno, è stupita, perplessa e sconcertata. Interviste, riflettori e attenzioni mediatiche rafforzano credenze e superstizioni.

Veggenti, apparizioni e umanizzazione di belle statue piangenti, immaginifiche fontane di spiritualità e magia, e conseguente devozione e fanatismo popolare, affollano e inondano i palinsesti della rovente estate. 
Ma, per restare nelle gabbie dell’irrazionalità, del paradosso e della voglia di trascendente, non si tralascia di ospitare anche, a tempo perso, l’americano Craig Warwick che vede e parla con gli angeli e i defunti, protetto e difeso, a oltranza e spada tratta, da un’altra perla di questa ieratica e grottesca TV: l’inconsistente e vacua  Caterina Balivo, altra gallina mora, baciata e miracolata dal successo e dalle raccomandazioni.
Tutto ciò accade - e questo è il vero sacrilegio - senza invitare la pubblica opinione a stare attenta e a diffidare di tutti coloro che giocano, a vario titolo, con il dolore e i sentimenti di chi soffre.
Non ci resta che (rim)piangere - senza lacrime di vero o finto sangue - Corrado, Pisu, Tortora, Vianello, i Cetra, Samarcanda e la Televisione seria e professionale di una volta.
17 luglio 2015         (Alfredo Laurano)


2 commenti:

  1. Lo Scientismo have arroganza di sostituire la religione, ma si illude perché l uomo e predisposto al sacro non alla scienza,,E chi siete voi ATEI da giudicare le apparizioni ? Perché vi danno così problemi i crocefissi? Lo Scientismo e finito atei

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