martedì 19 agosto 2014

PIERCING, PERCHE'?



Ne ha 453 sparsi su tutto il corpo, anche se per la maggior parte sono sul viso e sui genitali. Tale Rolf Buchholz, l'uomo con più piercing al mondo, è stato fermato all'aeroporto di Dubai per motivi di sicurezza. Era arrivato negli Emirati Arabi per tenere uno spettacolo in un locale notturno.

Nato come arte per abbellire e decorare il corpo, oggi si fa il piercing per  voglia di diversità,  per differenziarsi dagli altri, per esibire qualcosa di originale. E forse per stupire.
Si marchia il proprio corpo a vita, anche con tatuaggi, per contestare la società o per emanciparsi o per cercare e affermare una propria identità. Anche se qualcuno vede in questi atti una inconfessata voglia di masochismo e di autolesionismo.

C’è chi lo fa per tradizione, chi per moda, chi per motivi religiosi, chi per erotismo, chi per puro esibizionismo. 
Chi per distinguersi e chi, invece, per omologarsi alle tendenze del momento. Per uniformarsi a un costume, a uno stile, a un orientamento generale.
Quindi, se prima era per smarcarsi, ora è per conformarsi. 

Sono in molti, soprattutto giovani, ad avere sia piercing che tatuaggi e a lasciarsi scivolare addosso mode e tendenze, facendosi, spesso, da esse dominare. 

Sta all'intelligenza e al gusto d'ognuno scegliere, valutare, decidere.

Bucarsi una qualsiasi parte del corpo, maschile e femminile, è una pratica sempre più diffusa e normale: aghi, anelli, gioielli, palline, tubetti, oggetti ornamentali in materiale vario (acciaio, oro, titanio o altro che, a volte, produce severe infezioni) infilati su naso, lingua, ombelico, sopracciglia, capezzoli e perfino sui genitali.


Sembra che persino la Mattel avesse deciso di proporre per quest'estate un modello di Barbie con tatuaggi e piercing, poi ripensandoci per ovvie ragioni di opportunità etico-commerciali.

Il piercing ha origini antichissime. Lo scopo principale era quello di distinguere i ruoli di ogni membro all'interno della tribù primitive, sia nel quotidiano che durante le cerimonie e i riti collettivi, rendendo immediatamente palese tutta una serie di informazioni sull'individuo e sul suo gruppo di appartenenza. 

Insomma, erano una forma di comunicazione in codice.

Anche oggi, tuttavia, tali ornamenti - visti come scelta e come simboli - possono fornire alcune chiavi di lettura e di interpretazione di una personalità o di una certa mentalità, o contribuire a identificare il background politico e culturale di una persona o di un esteso fenomeno sociale.

O di un bislacco fenomeno da baraccone!

19 agosto 2014     (Alfredo Laurano)

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