sabato 12 luglio 2014

SULLA GIOVINEZZA

Caro Balbone, c'è troppa retorica nelle tue pagine sulla Giovinezza e in alcune definizioni, ipocritamente consolatorie, che spingono a un certo conformismo di maniera.
Condivido solo in parte.

Intanto perché la Giovinezza è un periodo della vita circoscritto, uno stato d'essere, una condizione psicofisica (speranze, amori, potenza, passioni, futuro) come lo sono l'infanzia e la vecchiaia: lo conferma l'anagrafe e la carta d'identità. Nonché l'aspetto fisico, la salute, i cambiamenti somatici ecc.
Anche se si è giovani dentro, come si dice per autocoglionarsi o, se preferisci, per prendersi gioco di se stessi, si invecchia in tutti i sensi, pur senza aver abbandonato l'ideale: appunto, la pelle, i dolori, la decadenza fisica, i problemi di salute e così via.

Coltivare passioni e interessi, cercare sempre stimoli naturali e culturali, nutrire il "nostro" fanciullino pascoliano, vedere il mondo con i suoi occhi ingenui e incontaminati, stupirsi e sorprendersi ancora, sentirsi vivi dentro, più che giovani - non è questo il discrimine - è assolutamente importante e necessario, quando e finché la lotteria della salute mentale lo consente, per affrontare l'inevitabile degrado fisico e la naturale dipartita.
E' l'unica, vera difesa. Ma non è scontata o concessa a tutti.

Non è comunque una questione di pessimismo: basta osservare la natura e le sue leggi, i suoi ritmi e le cadenze: le forme di vita, la riproduzione, la specie, la fisica.
Tutto nasce, cresce (o invecchia, che poi è la stessa cosa) e muore come il giorno, come il fiore e l'animale. O si trasforma.
Le idee, il pensiero possono morire, essere represse, combattute, calpestate, ma non invecchiano mai. Finiscono con noi o rimangono per chi le condivide.
E diventano, appunto, ideali!

9 luglio
Forse, Balbone, qualcosa del mio pensiero ti è sfuggito o non ti è arrivato.
Dalla nascita, mi immergo nella vasca del realismo e della razionalità, non in quella del pessimismo che è una categoria inesistente, inventata per giustificare, con una definizione convenzionale, le nostre posizioni, le nostre scelte, il nostro rapporto con il mistero della vita.
Il laicismo, l'abito che guida, forma e distingue ogni mio pensiero, non prevede l'adesione a quelle categorie ausiliarie, se non per la visione gramsciana, che nasce da una esigenza rivoluzionaria e di lotta di classe e persegue - con fiducia ed ottimismo, in quel caso (e guai se non fosse così!) un preciso obiettivo storico e politico: diritti, libertà, democrazia, conquiste sociali. E, quindi, del tutto motivata.

Ora ti lascio perché, per ritrovare un po' del tuo ottimismo, devo incontrare Leopardi e Schopenauer.....Sai che risate ci faremo!

Dimenticavo: un giorno mi spiegherai, di grazia, che significa "non sei tagliato per questa concezione della giovinezza..." Come se la giovinezza, età della vita, avesse un'unica sua definizione o si potesse racchiudere in un solo giudizio o criterio assoluto. Non è un'assioma o uno schema dogmatico.

10 luglio
Osservo con dolore che delle mie inutili parole quasi nulla ti è arrivato. Nemmeno la battuta su Leopardi e Schopenauer. Continua pure a rotolarti nel finto dissidio ottimismo-pessimismo, se ciò ti aiuta a vivere. Io, "anziano dentro", come tu mi definisci, mi tengo la mia laicissima condizione e mi rassegno, come sempre, alle pene mia triste maturità.
Consapevole, però, che una volta, anzianità faceva rima con saggezza.
(Alfredo Laurano)

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