venerdì 20 dicembre 2013

VERBA VOLANT

E scripta manent. Non si sa mai, meglio mettere nero su bianco.
Il gaudente assessore alla cultura della Regione Abruzzo, targato PDL, indagato  e agli arresti per tangenti, ha fatto firmare un contratto alla sua bella segretaria che prevedeva almeno quattro prestazioni sessuali mensili a suo favore, oltre alle normali attività d’ufficio. Un passaggio obbligato per ottenere l’incarico e un adeguato compenso.

Al di là del pur naturale stupore, non si può non avvertire, in questa inusitata vicenda, la sovrapposizione alla aberrante teoria del “pago, quindi esigo”, che rimanda a nuove forme di schiavitù e di sottomissione e che trae origine da una certa filosofia da “bunga-bunga”, spalmata di edonismo esistenziale, in salsa capricciosa e un po’ piccante di vetusto padronismo.
E’ una logica ormai entrata, prepotentemente, nella mentalità popolare come legittima categoria di ragionamento e di pensiero, secondo cui tutto si può comprare - libidine compresa – col fascino del potere e col denaro. Non solo nei bordelli o fra le professioniste del piacere.

Questo prodotto culturale, non certamente nuovo, ma rigenerato come lecito e riconosciuto valore commerciale aggiunto - che fa curriculum - è riferibile agli effetti infestanti dell’insana pianta del berlusconismo, che ha fatto breccia nell’immaginario collettivo. Che ha modificato e rimodulato il comune sentire di un intero paese, timorato di Dio e di già solida e bigotta tradizione, e che ha sgretolato il concetto di pudore e dignità. Che ha rinnovato e santificato il processo di mercificazione del corpo delle donne: in cambio di grazie e dedizione, il potente di turno concederà loro vantaggi e benefici e, magari, anche un ruolo di prestigio, istituzionale, imprenditoriale o una candidatura alle elezioni, come regalino di ringraziamento.

Che differenza c’è tra il crapulone pescarese che pretende sesso a norma di contratto e  quell’indiano che a Cagliari, pochi giorni fa, ha riempito la moglie di mazzate perché  “io faccio quello che voglio, ne ho tutti i diritti, me la sono comprata, è mia”.
O con l’avvocatessa di Pesaro sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato che ne vantava l’esclusiva.  O con tutte quelle donne che subiscono ogni forma di violenza e di ricatto da parte di amanti, congiunti, conoscenti e farabutti vari?

Sono tutte vittime di questa cultura mercantile del possesso, dell’abuso e del ricatto,  ancora oggi così estesa e dilagante nella bella e civile società del finto perbenismo. Nonostante il femminismo, la liberazione della donna, le lotte, l’emancipazione.
La maggior parte delle donne, oggetto di queste attenzioni, desistono dal raccontare le botte, le prevaricazioni, le torture quotidiane soprattutto per paura di peggiorare la propria situazione o per non privarsi di quel minimo vitale che garantisca loro un lavoro, un ruolo, una possibile esistenza. E non denunciano i loro aguzzini, se non, a volte, quando è troppo tardi.

Quella dell’assessore non è una proposta indecente. Non è un accordo di lavoro che prevede speciali straordinari obbligatori, prestati in natura da persona consenziente.
E’ solo uno stupro della dignità, della coscienza e del diritto ad essere persona.

19 dicembre 2013                                 
                                  AlfredoLaurano                                                                                                                                                                         


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