venerdì 15 marzo 2019

UN PEZZO DI CHE?


A quanto pare, non è bastato a Mediaset il palcoscenico offerto a Fabrizio Corona, nell’Isola degli sfigati e confusi, per infamare il vecchio Fogli, cornutissimo a sua insaputa, ma non di mezza Italia: parola di pregiudicato e scarabocchiato bullo.
Ne ha subito creato un altro per speculare ulteriormente e fare ascolti, a cascata e di rimbalzo, cavalcando l’ondata di sdegno popolare, il favorevole momento propalativo, il chiacchiericcio mediatico, il dibattito avvilente sui social e sui giornali.
Ed ha così inventato “Live - Non è la D’Urso”, ennesimo esempio di volgarizzazione spettacolare del trash senza vergogna. Un programma banale che nasce già vecchio, visto e rivisto nell’archeologia televisiva, dove la padrona di casa accoglie “grandi ospiti” che si raccontano in studio, coinvolgendo il pubblico a casa con un meccanismo inedito: si può esprimere il proprio giudizio sulle storie raccontate, attraverso il sito, i social e l'app Mediaset Play. Un televoto, riveduto e corretto, per chi non ha un cazzo da fare e da pensare.
E, soprattutto per definire e inquisire (si fa per dire) uno come Corona - solo contro tutti, ma comunque sulla scena e ancora sotto i riflettori - che si racconta, si piace, si giudica, si assolve e si definisce “pezzo di Storia del nostro Paese.
Quando si dice “avere la faccia come il culo” non è sempre un insulto, a volte, come in questo caso, è fargli un complimento, riconoscerne la patente di buffone, lodarne la vocazione di presuntuoso mascalzone.
14 marzo 2019 (Alfredo Laurano)

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