giovedì 28 marzo 2019

NUOVI IDOLI E FETICCI

Due pericolose caricature umane che si fanno chiamare Traffik e Gallagher, della stessa serie, per non dire razza, di Sfera Ebbasta (quello della tragedia di Corinaldo), di Young Signorino (quello che si definisce figlio di Satana) e simili, picchiano con un tirapugni e derubano alcuni fan che avevano chiesto loro un selfie e massacrano di botte un bengalese di 50 anni.
Quasi tutti noi, purtroppo, fino a ieri, non li conoscevamo, ma la santa e benedetta cronaca, vincendo disgusto e ripugnanza, ce li ha fatti scoprire in tutto il loro folgorante splendore.
Sono torbidi esempi del parallelo mondo della truculenza, espressioni, piuttosto laide e grottesche, della nuova tendenza musicale che spopola tra i giovanissimi: la Trap, evoluzione della musica Rap.
Deriva da Trap House, in riferimento alle case abbandonate delle periferie americane in cui gli spacciatori afroamericani creano gli stupefacenti.
Il collegamento tra questo tipo di musica (?) e la droga è inevitabile ed è documentato dai relativi testi - osceni e mostruosi obbrobri letterari - che pretendono di raccontare, oltre alla droga, le difficoltà delle vita e il solito, inflazionato mantra del disagio giovanile, comoda e ricorrente formula di giustificazionismo, buona per tutti e per tutte le stagioni.
Il genere, infatti, è apprezzato soprattutto da una fascia d’età adolescenziale. Sono migliaia le visualizzazioni dei loro video allucinanti, da parte di un esercito di ammiratori che li seguono sui canali video del web, come oggetti di culto e venerazione.

Basta dare uno sguardo ai profili e alle tante pagine del Web di Traffik e Gallagher, entrambi con precedenti penali, per rendersi conto del linguaggio e della consistenza umana di questi evidenti errori dell’evoluzione, che pur avranno dei genitori biologici, quasi certamente colpevoli, ma condannati da un tragico destino.
Tossici strafatti, esibiscono tatuaggi, capelli indefiniti, grillz sui denti, collane e bracciali d'oro con diamanti. Si prendono gioco delle forze dell'ordine (che chiamano “guardie”), si mostrano in atteggiamenti da duri e inneggiano alla violenza. Assumono pose da criminali, con i fucili in mano, mentre fumano e delirano, istigano all’utilizzo di stupefacenti e propagano il gergo razzista, a fini didattici ed educativi.
Nei testi delle loro ossessive litanie che chiamano canzoni (l’ultima, "Diamanti razzisti"), si apprezzano aulici versi come “negro ti spengo col ferro”, “negro ti ho spento con un click”, "Negro, trasporto le benz, ti rompo lo sterno con le triple Scazzo ti pensi? Ho fatto i reati”: la sprezzante parola “negro” è ripetuta per ben venti volte, utilizzata come proficuo e salutare intercalare.
Ma poi succede che il “negro” lo picchiano davvero.

Nel loro qualificatissimo entourage, tra i fedelissimi che li accompagnano in giro per l’Italia durante i live, c’è un militante di Forza Nuova, con diversi precedenti penali alle spalle per rapina e violenze contro i migranti, e un certo Massimiliano detto il “Brasiliano”, esperto di bodybuilding, salito agli onori delle cronache per un video diffuso in rete nel quale minacciava alcuni agenti di polizia. Sul corpo ha tatuate diverse svastiche e il volto di Hitler e Mussolini. “Da giovane andavo a picchiare i barboni e i negri”, ha dichiarato in una recente intervista rilasciata alle Iene.

L’impressione generale è quella di essere finiti in una parodia mal riuscita del genere umano, di doversi muovere, confrontare e confondere nella feccia pura, prodotta dal degrado e dal marciume di una società sempre più malata.
Incontrare di notte quei due coatti, prodotti dal machismo della Trap, che girano con il tirapugni di ferro nei pantaloni, predicando violenza, droga e razzismo, farebbe parecchio schifo, oltre che paura.
Ma, poverini, sono trapper-gangster pariolini disagiati, che “tentano di riscattarsi dalla dura realtà alla quale la vita li ha condannati”.
E il paradosso è che proprio loro minacciano querele, sostenendo di essere stati diffamati nell’onore e nel loro “spessore” artistico.
Ma mandateli nei lager libici.


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