Non
il solito terrorista islamico o il guerrigliero dell’Isis o di Al Qaeda.
Stavolta
a compiere l’orrenda strage nel Paese che i Maori chiamarono Aoteaora, “terra della
lunga nuvola bianca”, è stato un giovane australiano che, in ottanta pagine di deliri
razzisti sui propri spazi social, si definisce "a white supremacist”:
suprematista bianco.
Cioè
uno che si rifà all’ideologia “ariana”, coltivando idee e programmi islamofobi
e antisemiti. Uno di tanti indottrinati, addestrati sul web - dove il fenomeno
si diffonde e raccoglie affiliati - che vuol farsi giustizia da sé, che dà la caccia
all’islamico, che combatte una guerra personale contro chi è a favore di
politiche sociali di aiuto a profughi e immigrati. Un sostenitore di idee aberranti, come, appunto, la
supremazia bianca, basata sulla teorica superiorità di questa razza su afroamericani,
ispanici, arabi o ebrei.
Un
consumatore compulsivo di ideologie neo-naziste e ordinario odio razziale.
Cioè,
un assassino, uno stragista, un carnefice, uno sterminatore, privo di sembianze
umanitarie.
Come
fu Breivik,
quell’altra belva umana, che sette anni fa ammazzò una settantina di ragazzi in
un’isola norvegese, definendosi “salvatore
del cristianesimo" e chiedendo perdono per averne ucciso così pochi.
O
come il Traini di Macerata che seminò il panico sparando a caso nelle vie della
città, per vendicare la giovanissima Pamela, fortunatamente senza vittime.
Pazzi fanatici come tanti altri, che avrebbero ispirato, peraltro, il terrorista della Nuova Zelanda, agli
antipodi dell'Italia, fino a ieri risparmiata da gravi fatti di sangue e di massacri.
Come
in un classico videogame, il suprematista bianco si è filmato in
"soggettiva" - e mandato in diretta Facebook, per 17 minuti - con una
mini telecamera GoPro, su un elmetto mentre commetteva la strage in una moschea
di Christchurch: 49 morti, fra cui una bambina di 5 anni, e 48 feriti.
Ha
ripreso ogni istante del suo assalto, commentando le sue azioni.
La
sua prima vittima è stata un fedele alla porta della moschea, poi ha esploso
raffiche su raffiche sulle altre 300 persone in preghiera. Quando ha finito le
munizioni, è tornato sull'auto a prendere altri caricatori, tutti bene
etichettati con nastro adesivo bianco e scritte. Poi è rientrato, facendo altri
morti. Ha continuato a sparare, in maniera casuale, sui passanti quando è
nuovamente uscito dal luogo di culto per dirigersi verso una seconda moschea
della città, che conta mezzo milione di abitanti, per completare l’opera.
Non
si sa ancora se avesse complici e se volesse colpire anche un ospedale e una
scuola: la polizia ha detto che nell'auto del criminale Tarrant sono state trovate
due cariche esplosive.
Il
terrorismo non ha colore, non ha limiti e confini.
Di
fronte a tanto orrore e raccapriccio, resta da chiedersi: ci saranno ora
ritorsioni, vendette e rappresaglie?
La
Storia e le cronache ci dicono di sì. C’è chi, purtroppo, non aspetta altro,
per scatenarsi contro chiunque e casualmente, per lavare con altro sangue,
quello già versato.
Ci
saranno altri pazzi attentatori che vorranno emulare le schifosissime gesta del
macho bianco? Anche qui, come sempre, la risposta è sì.
L’odio
razziale, che nel mondo cresce a dismisura, fa tornare l’uomo, o ciò che è oggi
diventato, ad essere primitivo, asociale, selvaggio e senza scrupoli.
Alla
faccia della pace e della presunta civiltà.
(Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento