sabato 16 marzo 2019

IL MACHO BIANCO


Non il solito terrorista islamico o il guerrigliero dell’Isis o di Al Qaeda.
Stavolta a compiere l’orrenda strage nel Paese che i Maori chiamarono Aoteaora, “terra della lunga nuvola bianca”, è stato un giovane australiano che, in ottanta pagine di deliri razzisti sui propri spazi social, si definisce "a white supremacist”: suprematista bianco.
Cioè uno che si rifà all’ideologia “ariana”, coltivando idee e programmi islamofobi e antisemiti. Uno di tanti indottrinati, addestrati sul web - dove il fenomeno si diffonde e raccoglie affiliati - che vuol farsi giustizia da sé, che dà la caccia all’islamico, che combatte una guerra personale contro chi è a favore di politiche sociali di aiuto a profughi e immigrati. Un sostenitore di idee aberranti, come, appunto, la supremazia bianca, basata sulla teorica superiorità di questa razza su afroamericani, ispanici, arabi o ebrei.
Un consumatore compulsivo di ideologie neo-naziste e ordinario odio razziale.

Cioè, un assassino, uno stragista, un carnefice, uno sterminatore, privo di sembianze umanitarie.
Come fu Breivik, quell’altra belva umana, che sette anni fa ammazzò una settantina di ragazzi in un’isola norvegese, definendosi “salvatore del cristianesimo" e chiedendo perdono per averne ucciso così pochi.
O come il Traini di Macerata che seminò il panico sparando a caso nelle vie della città, per vendicare la giovanissima Pamela, fortunatamente senza vittime.
Pazzi fanatici come tanti altri, che avrebbero ispirato, peraltro, il terrorista della Nuova Zelanda, agli antipodi dell'Italia, fino a ieri risparmiata da gravi fatti di sangue e di massacri.

Come in un classico videogame, il suprematista bianco si è filmato in "soggettiva" - e mandato in diretta Facebook, per 17 minuti - con una mini telecamera GoPro, su un elmetto mentre commetteva la strage in una moschea di Christchurch: 49 morti, fra cui una bambina di 5 anni, e 48 feriti.
Ha ripreso ogni istante del suo assalto, commentando le sue azioni.
La sua prima vittima è stata un fedele alla porta della moschea, poi ha esploso raffiche su raffiche sulle altre 300 persone in preghiera. Quando ha finito le munizioni, è tornato sull'auto a prendere altri caricatori, tutti bene etichettati con nastro adesivo bianco e scritte. Poi è rientrato, facendo altri morti. Ha continuato a sparare, in maniera casuale, sui passanti quando è nuovamente uscito dal luogo di culto per dirigersi verso una seconda moschea della città, che conta mezzo milione di abitanti, per completare l’opera.
Non si sa ancora se avesse complici e se volesse colpire anche un ospedale e una scuola: la polizia ha detto che nell'auto del criminale Tarrant sono state trovate due cariche esplosive.

Il terrorismo non ha colore, non ha limiti e confini.
Di fronte a tanto orrore e raccapriccio, resta da chiedersi: ci saranno ora ritorsioni, vendette e rappresaglie?
La Storia e le cronache ci dicono di sì. C’è chi, purtroppo, non aspetta altro, per scatenarsi contro chiunque e casualmente, per lavare con altro sangue, quello già versato.
Ci saranno altri pazzi attentatori che vorranno emulare le schifosissime gesta del macho bianco? Anche qui, come sempre, la risposta è sì.
L’odio razziale, che nel mondo cresce a dismisura, fa tornare l’uomo, o ciò che è oggi diventato, ad essere primitivo, asociale, selvaggio e senza scrupoli.
Alla faccia della pace e della presunta civiltà.
 (Alfredo Laurano)

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