Continua
senza sosta la sistematica opera di smantellamento dello stato sociale di
questo povero e ridicolo Paese che, a fronte delle esosissime tasse che
paghiamo, dovrebbe garantire diritti e servizi sociali, come l’assistenza
sanitaria, la pubblica istruzione, l’indennità di disoccupazione e i sussidi
familiari, in caso di accertato stato di povertà o di bisogno, la previdenza
sociale.
Ora,
dopo le inesorabili riduzioni della spesa pubblica in ambito sanitario e la
soppressione di strutture e prestazioni varie, tocca alla Guardia Medica. Deve
essere rottamata, per vecchiaia o inutilità, per risparmiare o per creare altri
problemi a chi ne ha già tanti di salute e di bilancio.
Il
sindacato dei medici italiani protesterà oggi 11 maggio davanti al Palazzo di
Montecitorio contro la riforma del governo che, oltre all’abolizione del
servizio di Guardia Medica notturna, prevede anche che gli ambulatori dei medici
di famiglia restino aperti per sedici ore, dalle 8 alle 24, tutti i giorni,
mentre nelle ore notturne sarà operativo solo il 118. Sia in caso d’infarto che
di mal di pancia.
Non
è difficile ipotizzare che questo provvedimento porterebbe gli ospedali al
collasso, intasando i pronto soccorsi, soprattutto per le urgenze e le emergenze,
più di quanto già non lo siano.
Inoltre,
la questione sarà più difficile e complicata per i piccoli Comuni, lontani
dagli ospedali, in cui la Guardia medica è fondamentale per il primo intervento.
Dicevo
retoricamente al mio amico, che pochi giorni fa si esprimeva a proposito si
sanità pubblica e suggeriva, in buona fede, proposte e soluzioni, da quando e
perché mai l’idea neo-liberista che sostiene e ispira il nostro governo
dovrebbe avere molto a cuore la salute dei cittadini? Per carità cristiana, per
buon auspicio o per speranza? Per un naufragato sogno di uguaglianza e di
giustizia sociale? O come favola morale a lieto fine?
Partendo
dal dogma della maggiore efficienza dei privati rispetto al pubblico, da sempre
auspica la sostituzione dei servizi pubblici con quelli privati e privatizzati,
come appunto la Sanità, le Poste, la Scuola, le Pensioni e la drastica
riduzione delle spese sociali.
Predica
di decurtare misure e previsioni per il sistema pensionistico, per l’assistenza
sanitaria, per il salario di disoccupazione e per le tutele sindacali ormai
superate. Vedi ex-articolo 18 e Tutele crescenti.
La
sanità pubblica non deve funzionare perché deve favorire quella privata, le
caste, le lobby e le Assicurazioni.
Infatti,
non si fa altro che tagliare fondi, aumentare ticket, escludere prestazioni e
accertamenti clinici.
Per
fare esami del sangue, oltre al singolo costo del ticket per ognuno, bisogna
pagare anche le tante singole ricette (15 euro l’una) che li comprendono, entro
un certo limitato numero. Spesso, per risparmiare qualcosa, conviene farli
privatamente.
La
maggior parte dei farmaci (come quelli dermatologici, ortopedici, antivirali
ecc.) sono a pagamento.
Per
prenotare un esame, un’ecografia, una risonanza o un intervento chirurgico ci
vogliono anche da sei mesi a un anno, con possibili variazioni regionali.
Molti
ospedali sono stati recentemente chiusi e in alcune zone del Paese bisogna fare
anche 50 km. di strada di montagna per raggiungere la più vicina struttura
sanitaria pubblica.
E
per chiudere in bellezza, è noto a tutti che molti anziani pensionati non si
curano più perché non hanno soldi. Né, tanto meno, una polizza sanitaria.
E,
fra poco, nemmeno la Guardia medica notturna.
11 maggio 2016 (Alfredo Laurano)
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