mercoledì 11 maggio 2016

LA GUARDIA ROTTAMATA

Continua senza sosta la sistematica opera di smantellamento dello stato sociale di questo povero e ridicolo Paese che, a fronte delle esosissime tasse che paghiamo, dovrebbe garantire diritti e servizi sociali, come l’assistenza sanitaria, la pubblica istruzione, l’indennità di disoccupazione e i sussidi familiari, in caso di accertato stato di povertà o di bisogno, la previdenza sociale.
Ora, dopo le inesorabili riduzioni della spesa pubblica in ambito sanitario e la soppressione di strutture e prestazioni varie, tocca alla Guardia Medica. Deve essere rottamata, per vecchiaia o inutilità, per risparmiare o per creare altri problemi a chi ne ha già tanti di salute e di bilancio.
Il sindacato dei medici italiani protesterà oggi 11 maggio davanti al Palazzo di Montecitorio contro la riforma del governo che, oltre all’abolizione del servizio di Guardia Medica notturna, prevede anche che gli ambulatori dei medici di famiglia restino aperti per sedici ore, dalle 8 alle 24, tutti i giorni, mentre nelle ore notturne sarà operativo solo il 118. Sia in caso d’infarto che di mal di pancia.
Non è difficile ipotizzare che questo provvedimento porterebbe gli ospedali al collasso, intasando i pronto soccorsi, soprattutto per le urgenze e le emergenze, più di quanto già non lo siano.
Inoltre, la questione sarà più difficile e complicata per i piccoli Comuni, lontani dagli ospedali, in cui la Guardia medica è fondamentale per il primo intervento.

Dicevo retoricamente al mio amico, che pochi giorni fa si esprimeva a proposito si sanità pubblica e suggeriva, in buona fede, proposte e soluzioni, da quando e perché mai l’idea neo-liberista che sostiene e ispira il nostro governo dovrebbe avere molto a cuore la salute dei cittadini? Per carità cristiana, per buon auspicio o per speranza? Per un naufragato sogno di uguaglianza e di giustizia sociale? O come favola morale a lieto fine?
Partendo dal dogma della maggiore efficienza dei privati rispetto al pubblico, da sempre auspica la sostituzione dei servizi pubblici con quelli privati e privatizzati, come appunto la Sanità, le Poste, la Scuola, le Pensioni e la drastica riduzione delle spese sociali.
Predica di decurtare misure e previsioni per il sistema pensionistico, per l’assistenza sanitaria, per il salario di disoccupazione e per le tutele sindacali ormai superate. Vedi ex-articolo 18 e Tutele crescenti.

La sanità pubblica non deve funzionare perché deve favorire quella privata, le caste, le lobby e le Assicurazioni.
Infatti, non si fa altro che tagliare fondi, aumentare ticket, escludere prestazioni e accertamenti clinici.
Per fare esami del sangue, oltre al singolo costo del ticket per ognuno, bisogna pagare anche le tante singole ricette (15 euro l’una) che li comprendono, entro un certo limitato numero. Spesso, per risparmiare qualcosa, conviene farli privatamente.
La maggior parte dei farmaci (come quelli dermatologici, ortopedici, antivirali ecc.) sono a pagamento.
Per prenotare un esame, un’ecografia, una risonanza o un intervento chirurgico ci vogliono anche da sei mesi a un anno, con possibili variazioni regionali.
Molti ospedali sono stati recentemente chiusi e in alcune zone del Paese bisogna fare anche 50 km. di strada di montagna per raggiungere la più vicina struttura sanitaria pubblica.
E per chiudere in bellezza, è noto a tutti che molti anziani pensionati non si curano più perché non hanno soldi. Né, tanto meno, una polizza sanitaria.
E, fra poco, nemmeno la Guardia medica notturna.
 11 maggio 2016 (Alfredo Laurano)




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