domenica 8 novembre 2020

CARO GIGI

Da oggi i suoi cavalli di razza non ruggiranno più, ma sono già entrati nel mito e nell'immortalità.
Lo dimostra la reazione generale e collettiva di un intero popolo, sempre e costantemente diviso su tutto, che si è unito nella commozione e nel dolore, per la scomparsa di un genio artistico come Gigi Proietti.
Tutti lo hanno considerato come un fratello, un padre, uno di famiglia, un amico vero.
Tutti hanno espresso parole di sincero cordoglio, di affetto e gratitudine.
Tutti sembrano sentire la stessa emozione, lo stesso turbamento: amore, ammirazione rimpianto.
Quanto ci hai fatto ride, quanto ci hai fatto piange. (3 novembre 2020)

IL RUGGITO DEI CAVALLI 
E’ la nobile arte dello spettacolo che diverte e che coinvolge e che fa pure pensare. 
“Te vojo di’ che ‘na risata aiuta a vivere, nun se pò sta tutta la vita a baccajà”. 
Sulla pista palcoscenico del Verdi di Montecatini, son tornati a correre cavalli di purissima razza, allevati, custoditi e cavalcati nella scuderia dell’arte e del teatro, da un unico, epico Gigi Proietti.
Da quel prezioso maneggio, che si ammanta di un vasto repertorio popolare, canoro, mimico, poetico, drammaturgico, parodistico, comico e multiculturale, “Cavalli di Battaglia” ha sancito il ritorno in televisione di Gigi Proietti, accompagnato da una puntuale orchestra, dal corpo di ballo e da grandi ospiti del panorama artistico italiano - Piovani, Baglioni, Venditti, Guzzanti, Dandini, Arbore, Laurito, Teocoli, Marcorè, Guaccero e i suoi figliocci Brignano, Cirilli e Laganà e tanti altri, che hanno aggiunto spessore e qualità - con uno show, tutto suo e a tutto campo, che lo ha visto esibirsi in quattro straordinarie serate senza tempo (oltre tre ore e mezzo ciascuna), confrontarsi e duettare con tanti amici e colleghi dello spettacolo, raccontare e rievocare storie e mitici personaggi del passato. 
Un fantastico mix di comicità e intelligenza, di musica, teatro ed operetta, di nostalgie senza tempo, né retorica.
Tutti gli hanno reso omaggio, come peraltro il pubblico in sala e quello numerosissimo davanti alla TV, ne hanno sottolineato l’abilità, la capacità, la facilità comunicativa e la straordinaria disinvoltura in tutte le sue interpretazioni. 
Tutti si sono inchinati alla sua bravura, gli hanno riconosciuto prestigio, superiorità e sovranità artistica.
Monologhi e canzoni, battute e barzellette, sorrisi e ammiccamenti e una serie infinita di pezzi di bravura ineccepibili, con padronanza assoluta della scena e della tecnica e una buona dose di virtuosismo lo hanno consacrato e collocato, ove ce ne fosse ancora bisogno, nell’Olimpo della genialità. 
Cinquant’anni di carriera che sembra appena cominciata, cinquant’anni di emozioni, di pensieri, di varietà e divertimento puro, scaturiti da una straordinaria forza espressiva e da una naturale mimica facciale, da momenti di pianto e di riso, da sguardi, da gesti e movimenti: dal conte Duval a Toto e la sauna, da Gastone a Pietro Ammicca, dal Barcarolo al Fattaccio del vicolo del Moro. 
C’è da stupirsi, oltretutto, che a 76 anni suonati conservi ancora i suoi tanti testi a memoria! Forse perché, come ha detto, lui non invecchia…ma si antichizza!
Amato, carismatico e coinvolgente, dialoga col pubblico, che lo asseconda e lo segue in estasi, come si fa con un vecchio amico. 
Senza liti e senza urla, senza mai volgarità o esibizioni scontate e banali, l’istrionico guitto della romanità ci ha restituito la dignità dell'intrattenimento e il privilegio di ascoltarlo, di vederlo e dell'essere suoi spettatori.
Ci ha ricordato davvero cosa siano il talento, l'arte, la qualità, la maestria. Ci ha regalato momenti di felicità e commozione, ci ha ipnotizzato con la sua magia.
5 febbraio 2017 (Alfredo Laurano)

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