Finito il lockdown, riaperte le attività e i confini
regionali, non è tornata (ma in realtà non c’è mai stata) alcuna parvenza di
unità nazionale, di solidarietà, di condivisione sociale e morale di sentimenti
e comportamenti quotidiani – dai più e da più parti invocato - che la pandemia
e la sospensione del lavoro, della quotidianità e dei rapporti umani ha
determinato, al di là della gravissima crisi economica.
È come se oggi ci fossero due Italia e due categorie di
italiani.
Quella di coloro che cercano di ripartire, con cautela e
tante difficoltà, dopo aver sofferto a lungo l’isolamento e le privazioni, ma
capito e accettato consapevolmente la situazione e le misure per contenere il
virus, soprattutto quando gli ospedali scoppiavano di malati e non c’erano più
posti nelle terapie intensive.
Quella dei piccoli, grandi miracoli, di lavoro estenuante e
vite salvate, grazie all’impegno di medici e infermieri. Come quella, ormai
famosa, fotografata in pieno “crollo”, dopo l’ennesimo turno estenuante.
Quella del direttore dello Spallanzani, emozionato per il
discorso di Mattarella, che si è umanamente commosso e, con le lacrime agli
occhi, ha rivolto lui stesso un appello a tutti: "Non disperdiamo i
sacrifici degli italiani che hanno lavorato in questi mesi e hanno vissuto in
povertà o hanno tenuto in 40mq di casa i propri figli. Noi stiamo ripartendo e
non dobbiamo dimenticare le bare che uscivano dall’ospedale di Bergamo. Non
facciamo polemiche attorno alla malattia, oggi dobbiamo ricostruire l’Italia”.
Quella che, per rispetto della festa del due giugno, ha
visto il presidente della repubblica andare a Cologno per sottolineare e
ricordare l’inizio drammatico della crisi, proprio “là dove è cominciata”.
Quella del crudo reportage “Corpo a corpo” di Piazza
Pulita, che così dettagliatamente l’ha raccontata nella sua interezza, senza
sconti per nessuno.
Poi, c’è l’altra Italia, quella dei no vax, dei no mask,
dei negazionisti idioti e complottari vari che ancora parlano di virus
inventato, che rinnegano la scienza, che si sostituiscono a virologi,
infettivologi ed epidemiologi, con le loro folli affermazioni senza senso. Che
blaterano di regime autoritario, di restrizioni delle libertà, di obblighi, di
dittatura bianca, di dittatura sanitaria in atto. Di mascherine come bavaglio,
pericolose perché provocano malattie varie e che dovrebbero essere proibite dalle
leggi vigenti per chi si copre il volto.
Di quella gente che da mesi sbraita, urla, schiamazza. Che
ha ripreso e continua a protestare nelle piazze, sostenendo che il Covid-19 si
curi con lo yoga. O che il virus non esista proprio.
Quella che mette a rischio la salute delle persone, creando
assembramenti paurosi che possono trasformarsi in tanti focolai di contagio.
La stessa dove Salvini e Meloni, avvolti in un immenso,
ipocrita tricolore, si sono irresponsabilmente abbandonati a migliaia di selfie
con i manifestanti, senza rispettare le distanze di sicurezza. La stessa dove
sono volati i peggiori insulti a Mattarella.
Ai vari Pappalardo Aperol, Salvini, Meloni e
cazzari vari, come Sgarbi, Capezzone, Giordano e tutti gli altri che li
approvano, vanno dedicate queste sincere parole.
Con il dovuto disprezzo.
8 giugno 2020 (Alfredo Laurano)
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