venerdì 19 giugno 2020

L'ALTRA ITALIA /2059

Finito il lockdown, riaperte le attività e i confini regionali, non è tornata (ma in realtà non c’è mai stata) alcuna parvenza di unità nazionale, di solidarietà, di condivisione sociale e morale di sentimenti e comportamenti quotidiani – dai più e da più parti invocato - che la pandemia e la sospensione del lavoro, della quotidianità e dei rapporti umani ha determinato, al di là della gravissima crisi economica.
È come se oggi ci fossero due Italia e due categorie di italiani.
Quella di coloro che cercano di ripartire, con cautela e tante difficoltà, dopo aver sofferto a lungo l’isolamento e le privazioni, ma capito e accettato consapevolmente la situazione e le misure per contenere il virus, soprattutto quando gli ospedali scoppiavano di malati e non c’erano più posti nelle terapie intensive.
Quella dei piccoli, grandi miracoli, di lavoro estenuante e vite salvate, grazie all’impegno di medici e infermieri. Come quella, ormai famosa, fotografata in pieno “crollo”, dopo l’ennesimo turno estenuante.
Quella del direttore dello Spallanzani, emozionato per il discorso di Mattarella, che si è umanamente commosso e, con le lacrime agli occhi, ha rivolto lui stesso un appello a tutti: "Non disperdiamo i sacrifici degli italiani che hanno lavorato in questi mesi e hanno vissuto in povertà o hanno tenuto in 40mq di casa i propri figli. Noi stiamo ripartendo e non dobbiamo dimenticare le bare che uscivano dall’ospedale di Bergamo. Non facciamo polemiche attorno alla malattia, oggi dobbiamo ricostruire l’Italia”.
Quella che, per rispetto della festa del due giugno, ha visto il presidente della repubblica andare a Cologno per sottolineare e ricordare l’inizio drammatico della crisi, proprio “là dove è cominciata”.
Quella del crudo reportage “Corpo a corpo” di Piazza Pulita, che così dettagliatamente l’ha raccontata nella sua interezza, senza sconti per nessuno.

Poi, c’è l’altra Italia, quella dei no vax, dei no mask, dei negazionisti idioti e complottari vari che ancora parlano di virus inventato, che rinnegano la scienza, che si sostituiscono a virologi, infettivologi ed epidemiologi, con le loro folli affermazioni senza senso. Che blaterano di regime autoritario, di restrizioni delle libertà, di obblighi, di dittatura bianca, di dittatura sanitaria in atto. Di mascherine come bavaglio, pericolose perché provocano malattie varie e che dovrebbero essere proibite dalle leggi vigenti per chi si copre il volto.
Di quella gente che da mesi sbraita, urla, schiamazza. Che ha ripreso e continua a protestare nelle piazze, sostenendo che il Covid-19 si curi con lo yoga. O che il virus non esista proprio.
Quella che mette a rischio la salute delle persone, creando assembramenti paurosi che possono trasformarsi in tanti focolai di contagio.
La stessa dove Salvini e Meloni, avvolti in un immenso, ipocrita tricolore, si sono irresponsabilmente abbandonati a migliaia di selfie con i manifestanti, senza rispettare le distanze di sicurezza. La stessa dove sono volati i peggiori insulti a Mattarella.
Ai vari Pappalardo Aperol, Salvini, Meloni e cazzari vari, come Sgarbi, Capezzone, Giordano e tutti gli altri che li approvano, vanno dedicate queste sincere parole.
Con il dovuto disprezzo.
8 giugno 2020 (Alfredo Laurano) 

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