lunedì 1 giugno 2020

IL GENERALE APEROL-PAPPAGONE /2053


A me ricorda, in negativo e forse per assonanza, il “Pappagone” di Peppino De Filippo, l’ultimo respiro della Commedia dell’Arte, recitata a braccio, senza copione e con eccellenti doti mimiche, una buona parlantina e un'essenziale fantasia.
Un personaggio farsesco e dallo spirito bizzarro e popolare, una maschera italiana piena di vita, una caricatura scaltra e goffa, dietro la quale si legge tutta la furbizia della gente di strada, che crea una propria filosofia e si esprime in un linguaggio gutturale e primitivo, tessuto di mille sfumature, colori e neologismi, in vernacolo italianizzato.
Ma senza arroganza e cattiveria, senza secondi fini o strategie politiche e di potere.

Come dice Leonardo Cecchi, nel suo ritratto impietoso e intransigente, ci stiamo facendo il mazzo per non ripiombare nell'emergenza, da cui siamo in parte usciti con le ossa rotte e oltre trentatremila morti (dati ufficiali, ma molto lontani da quelli effettivi). E cosa fa questo "signore" qui?
Nella regione più colpita d'Europa, dove a portare via i troppi morti erano camion militari in corteo, organizza una manifestazione contro il governo, senza mascherine e creando il più grande assembramento degli ultimi mesi.
Un gesto vergognoso, imbarazzante. Oltre che pericolosissimo.
Che peggiora ancora di più nel momento in cui ci rendiamo conto che chi l'ha organizzato si chiama Antonio Pappalardo, un ex servitore dello Stato, addirittura ex generale dell'Arma dei Carabinieri.
Un individuo che dovrebbe avere un briciolo di responsabilità. Altro che il povero, innocente Pappagone!
Ma d'altronde ormai siamo abituati a uomini come questo. A gente che ha insozzato le Istituzioni negli anni, rendendo volgari e barbarici questi tempi, avviandoci davvero verso un tramonto culturale che non si vedeva da tempo.
Antonio Pappalardo, un condannato per diffamazione.
Ha girato grossomodo vari partiti, spaziando dalla sinistra alla destra con tanto di capatina al centro. Sottosegretario per il PSDI, si è infatti poi magicamente ritrovato candidato con Alleanza Nazionale.
Nel 2016 è diventato uno dei “dodici saggi” (roba da matti) del cosiddetto “Movimento Liberazione Italia”, che faceva riferimento al movimento dei “Forconi”.
In tal veste, si permise di recarsi al Quirinale per notificare a Sergio Mattarella un verbale d’arresto. Perché il Presidente veniva da lui ritenuto un “usurpatore politico”. Per questa pagliacciata, è stato rinviato a giudizio per vilipendio al Capo dello Stato.
Tra le sue posizioni più note vi è quella di essere contrario ai vaccini, di voler stampare moneta e che il Covid-19 si possa guarire facendo yoga.
In un qualunque paese civile questo individuo non avrebbe titolo a parlare neanche al bar sotto casa. Tanto meno, ancor più indegnamente, negli sketch televisivi del suo alter ego, il rimpianto Pappagone, pur senza i suoi "piriché", "eque qua", "anzio" e "tante esequie", di grande effetto comico, che andavano a formare un nuovo dizionario del nonsense, sostituito dal prode generale con un linguaggio alla rovescia, ancor più spassoso e esilarante, fatto però di ipocrisia, falsità e opportunismo.
Da noi, chiunque può mettersi una giacca arancione-aperol, inforcare un megafono e creare il più grande assembramento da inizio pandemia mettendo a rischio la vita di decine di migliaia di persone. Davvero un bel ritratto, dipinto di accesissimo colore.
 31 maggio 2020 (Alfredo Laurano)


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