Materiale essenziale per intubare i pazienti in
rianimazione durante i giorni peggiori dell'epidemia, sottratto deliberatamente
ai reparti intensivi per essere rivenduto sul mercato, e ordini di acquisto
ingigantiti approfittando dell'emergenza Coronavirus.
È questo quanto scoperto dai Carabinieri di Varese e dalla
Gdf di Saronno che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di una farmacista dirigente, presso l'ospedale di Saronno, e un imprenditore
di Barlassina, amministratore di una società specializzata in dispositivi
medici.
Per entrambi gli
arrestati il reato contestato è peculato in concorso. L'uomo dovrà rispondere
anche di autoriciclaggio.
Il materiale indebitamente sottratto, o con acquisti non
necessari o portando via quello presente in ospedale, che non era mai
abbastanza per via dell'emergenza, veniva poi consegnato in scatoloni anonimi
all'imprenditore, che li rimetteva sul mercato e li rivendeva "con
regolare fattura" ad altri ignari ospedali.
La denuncia è partita dalla stessa struttura, dove
era sembrato eccessivo l'ordinativo di lame e batterie per laringoscopi a firma
della dirigente indagata. I militari sono infatti riusciti a pedinare la donna
e a vedere che consegnava il materiale personalmente, trasportandolo in grossi
scatoloni anonimi.
I due hanno continuato il proprio traffico e non si sono
fermati nemmeno durante la gravissima crisi sanitaria. Alle fine, si spartivano
i guadagni.
La donna arrestata, nelle telefonate con il complice,
chiede insistentemente di far pagare le pile sottratte «250 euro l'una», vista
la carenza. «Sì, sì dai - dice - una bella mangiata e un bel regalo, ci
compriamo la borsa di Prada».
A tanto arriva la spregiudicatezza, l’avidità e il cinismo di
questi sciacalli criminali, nel mezzo di una tragica crisi sanitaria. Che
marciscano in galera.
7 giugno 2020 (Alfredo Laurano)
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