venerdì 13 novembre 2015

LA SPALLA

Dopo tre anni di astinenza dalla piazza, a Bologna, ospite sul palco di Salvini e della Meloni, l’hanno dovuto contenere, pressare, fargli segno di chiudere prima che la gente della Lega perdesse la pazienza. Berlusconi, nell’occasione e di fatto, gregario di Salvini, era un fiume in piena.
In evidente debito di propaganda per le note vicende che a lungo gli hanno impedito di parlare e abbarbicato al microfono che i leghisti volevano strappargli, riproponeva battute e discorsi di vent’anni fa: il solito, vecchio repertorio da museo barocco-politichese, con tanto di domandine retoriche, a cui la folla risponde sì o no, per sentirsi importante e protagonista. “Ora vi faccio un giuoco” - No, il gioco no! - “Volete meno tasse? Volete che Equitalia venga cancellata?”. Un’antica pantomima riproposta centinaia di volte.
Eppure, lo scopo del comizio era la apparente ricostruzione del Centro Destra.
Dopo quasi mezz’ora mancava che salisse sul palco un cordone sanitario.
Ancora un po’ e Salvini lo avrebbe preso sottobraccio per evitare che quelli in piazza, oltre a sbuffare e fischiare, dessero di matto una volta per tutte. Gli si mette accanto e gioca di sguardi: “L’ultima e poi basta…Dai, calmi, è quasi finita”.
Berlusconi, l’ex fenomeno della comunicazione e della propaganda, finalmente capisce, deve togliere il disturbo, quella piazza non lo vuole più.

''Con Matteo, Giorgia e Silvio vinceremo” - dice, ma non si rende conto che le cose son cambiate, che Salvini è diventato il suo diretto superiore, che non ci sono più Bossi, Fini e Casini, che molti lo hanno abbandonato, compresi Bondi e le Olgettine, che il suo partito è indebitato e ha dovuto lasciare la sua nuova sede, che le folle estasiate non lo adorano più. Che oggi comanda il suo fiorentino “figlioccio” naturale e che all’orizzonte si profilano un po’ più di Cinque Stelle.

Certo, andare a 80 anni a farsi fischiare e coglionare dai padani è una cosa molto triste. Non so se è più patetico o umiliante.
Per alcuni, è come il vecchio nonno che ripete agli annoiati nipotini le solite stesse storie, col solito vocabolario, dopo essere stato chiuso in cantina per diverso tempo.
Infatti, il nuovo leader dei padani afferma subito che “non possiamo vivere di nostalgia e di ricordi, io non voglio tornare al ’94”.
Anche se il testardo “nonno” sostiene che l’unico collante per l’intero centrodestra “sono ancora io”.
12 novembre 2015 (Alfredo Laurano)




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