giovedì 25 gennaio 2018

LA STANGATA IN GONDOETA

A Venezia, 1.143 euro per quattro bistecche, una frittura di pesce e due calici di Amarone.
Il locale, l’Osteria Da Luca, vicino piazza San Marco, ha presentato questo conto a quattro studenti giapponesi, senza neanche emettere lo scontrino fiscale. I giovani hanno pagato con carta di credito e poi, una volta tornati a Bologna, loro città di studio, hanno denunciato tutto alle Fiamme Gialle. La "strisciata" della carta ha costituito la prova incontestabile del salasso lagunare, che sarebbe meglio definire truffa, al quale è seguita una multa altrettanto pesante, da 20 mila euro, ai gestori.
E’ sconcertante leggere, su vari siti, le recensioni, soprattutto di clienti stranieri, che raccontano le gesta e gli abusi di questo locale, definito dai più “immorale, indecente, truffaldino, da schifo, da evitare, trappola per turisti”. 
L’osteria è stata sanzionata dopo i controlli effettuati nel locale, gestito da una famiglia cinese (ci copiano pure questo!), dalla polizia locale, dai carabinieri del Nas e dagli ispettori dell’Asl. Non sono però state riscontrate irregolarità tali da portare alla chiusura del locale.
Le verifiche hanno riguardato anche la conservazione dei cibi, l’esposizione delle tabelle merceologiche, la regolarità della struttura rispetto alle norme sanitarie, le condizioni dei servizi destinati al pubblico e gli spazi usati dal personale che lavora nella trattoria.
Non è certo la prima volta che accadono queste estorsioni a “conto libero”, non solo a Venezia, ma in tutte le città d’arte, dove c’è sempre qualche furbetto che sfrutta sfacciatamente il suo mestiere di imbroglione nel settore della ristorazione.
Non sarebbe sanzionabile, infatti, un altro locale veneziano dal conto particolarmente salato, la Trattoria Casanova, che per due primi, un secondo e due bottiglie di acqua ha fatto pagare 315 euro ad altre tre studentesse giapponesi.
Ma ce l’hanno tutti con questi adoratori del sol levante che, per disperazione, dovrebbero mangiare solo sushi?

Intanto sulla vicenda hanno preso posizione anche le associazioni di categoria e quelle a difesa dei consumatori. A sostegno della qualità offerta dagli operatori e, come strumento utile per i clienti, L’Ascom propone di creare un marchio legato al codice etico, con il patrocinio comunale: una vetrofania da esporre nel proprio locale garantirebbe correttezza e qualità e farebbe sentire il turista tutelato.
Al contrario, il Codacons lancia invece l'idea di un bollino nero per segnalare chi si approfitta dei turisti: di fronte al ripetersi di casi analoghi, che a Venezia si ripresentano con una frequenza sconcertante, chi truffa o tenta di truffare i clienti deve essere immediatamente individuabile, attraverso l'obbligo di affissione di un apposito bollino sulle vetrine e agli ingressi di ristoranti e negozi.
Considerato il grave danno che la vicenda gastronomica dei quattro giovani giapponesi sta comportando all’immagine della città e alla sua capacità di accogliere chiunque desideri vivere a Venezia un’esperienza di arte e cultura, l'Associazione Venezia Albergatori ha deciso, comunque, di offrire un pernottamento di due notti in un hotel a 4 o 5 stelle ai giovani malcapitati.
Una sorta di tardivo risarcimento, di fronte all'ondata di indignazione che in pochi giorni ha raggiunto tutto il mondo e offeso il turismo, le gondole e tutti gli italiani. 
(Alfredo Laurano)

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