martedì 9 gennaio 2018

LA DISFIDA DEL SACCHETTO

Si sta diffondendo la rivolta del sacchetto: dall' inizio dell'anno, appena cominciato, le bustine biodegradabili per frutta e verdura, nei supermercati, si pagano due-quattro centesimi l’una, per ogni singolo prodotto a peso. E ciò per molti è intollerabile, al di là di ogni possibile considerazione ambientale.
Fino a ieri i centesimi non valevano nulla, anzi si proponeva di toglierli dalla circolazione: c’è chi non si è mai chinato per raccoglierli da terra. Oggi invece è diventata una questione nazionale.
Già ci fanno pagare le buste della spesa generale, col marchio del rivenditore, ben 15 centesimi (e questa è sacrosanta osservazione), ora pure queste per mele, pere e insalatina! – dicono i consumatori “incavolati”, tanto per restare nell’agro-alimentare.
Ma, facendo due semplici conti e grande spesa tutti i mesi e ogni settimana, i sacchetti bio a pagamento costeranno agli italiani, al massimo, una quindicina di euro all’anno.
Eppure, la novità sta suscitando nei cittadini grande indignazione, un po’ voluta, un po’ montata, un po’ insensata, un po’ di circostanza. Cresce una polemica umorale e parolaia fatta di commenti, slogan, battute e accuse fantasmagoriche, che si rincorrono sul web. Anche se nessuno rinuncia ai propri vizi, alle mode, al gioco, agli ultimi, costosissimi gadget tecnologici. Lì non si risparmia, non si critica, non ci si ribella, non si grida “al ladro, al ladro”.
Ma qualcuno si è accorto che dalla stessa data sono scattati, silenziosamente, una serie di aumenti di ben altra portata?
Gas e luce sono rincarati di oltre il 5% e i pedaggi autostradali del 2,7%, a cui seguiranno, pare, anche aumenti su acqua, metano, RC auto, Tari, tariffe professionali e ticket sanitari.
Quella sulla “tassa” sui sacchetti è, quindi, solo una scaramuccia social per rivoluzionari stanchi da tastiera, un elemento di distrazione di massa, l’esempio più populista e canzonatorio che, come la punta dell’iceberg, distoglie l’attenzione e non fa emergere la serie dei veri costi che incideranno sul budget delle famiglie italiane.
È da una settimana che si grida allo scandalo e che si suggeriscono soluzioni cervellotiche per non pagare quegli impopolari sacchetti della discordia: boicottiamo i supermercati, etichettiamo con peso e prezzo ogni zucchina, ogni patata, ogni acino di uva, torniamo dal fruttarolo contadino o di mercato.
Ma, soprattutto, mettiamo da parte quei due decisivissimi centesimi per il prossimo IPhone da 1.300 euro.
8 gennaio 2017 (Alfredo Laurano)



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