lunedì 15 settembre 2014

IL GAMBERO TRISTE


Soltanto oggi ho scoperto, casualmente, che Stefano Bonilli, studioso ed esperto critico enogastronomico italiano, non c’è più. Se n’è andato quaranta giorni fa, all’improvviso, per un infarto.
Ex giornalista del Manifesto, era noto per aver fondato, nel 1986, il Gambero Rosso, nato prima come supplemento di otto pagine del quotidiano, poi come pubblicazione indipendente. Lo ha diretto per 22 anni, fino al 2008, creando poi la tv e la Città del Gusto.

Bonilli è stato uno dei protagonisti di quella vera e propria rivoluzione gastronomica che ha vissuto il nostro Paese, negli ultimi trent’anni.
Se oggi la cucina italiana tradizionale, la produzione alimentare di qualità e i nostri grandi vini sono noti e riconosciuti in tutto il mondo e contribuiscono a dare una bella immagine del nostro bistrattato Paese, certamente è anche per suo merito.

Con Carlo Petrini, in quegli stessi anni, partecipò infatti alla fondazione di Arcigola, la prima pietra del movimento Slow Food, nato in difesa della genuinità, delle tipicità locali e regionali, dei marchi di origine e del corretto stile alimentare.
Da lì a poco, con Arcigola e Daniele Cernilli, avrebbe dato vita al famoso manuale dei buongustai e, nell’autunno 1987, anche alla prima guida ai Vini d’Italia, destinata a riscrivere le regole della critica enologica italiana, con i famosi “Tre Bicchieri” dell’eccellenza, sotto la direzione di Cernilli.
Fu proprio in quegli anni che l’ho conosciuto, insieme a Cernilli, quando mi stavo avvicinando molto seriamente  al mondo del vino e della gastronomia, frequentando i corsi da sommelier. Presi anche una delle prime tessere di Slow Food.

Erano anni in cui di cibo e vino non si parlava molto, né sui giornali, né alla radio e in televisione. Non c’erano scuole di cucina e le infinite pubblicazioni che oggi inondano edicole e librerie.
Per sapere qualcosa si dovevano leggere solo i pezzi di Veronelli o Gianni Brera, che trattavano splendidamente la materia, ma in forma un po’ troppo elitaria.
La voglia di rendere più accessibile e democratico il verbo della buona tavola accomunava Bonilli e Carlin Petrini e fu alla base, appunto, della nascita del movimento e della rivoluzionaria filosofia del “mangiare lento”.

Da quel momento,  furono protagonisti di una serie di iniziative che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’enogastronomia italiana: la promozione di nuovi stimoli, di scelte più consapevoli e di un approccio inedito e responsabile in materia di gusto e di sapori. Tutto proposto all’attenzione e alle papille dei consumatori, nel rispetto assoluto e categorico dell’ambiente.

Oltre che importante innovatore di un modello culturale-alimentare ecosostenibile e un raffinato gourmet, Stefano Bonilli è stato per molti anche un ottimo maestro.
Io l’ho avuto come docente ai corsi, come relatore e commissario ai tre esami da sommelier. Sempre cordiale, attento, preciso e competente. E prodigo dispensatore di preziosi  consigli.
Un vero appassionato, un amico che voglio ricordare e ringraziare ancora.

15 settembre 2014                 (Alfredo Laurano)                             

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