mercoledì 14 novembre 2012

ANGELI O ILLUSIONI?

Guardando certe immagini di morte e distruzione dalla Siria o da Gaza, o da qualsiasi altra parte del mondo in eterno conflitto, si rimane shoccati  da una parte, ma anche indifferenti dall’altra, perché abituati alla violenza.
Almeno dal 1991, prima guerra del Golfo, abbiamo vissuto la guerra in diretta e imparato a vedere e sentire l’orrore sullo schermo, come fosse un appassionante video-game.
Un’inedita forma di spettacolo nella società dell’immagine, che produce anche quello della morte e delle stragi e raccoglie un’ altissima audience.
Con tanto di conduttore, di inviati e corrispondenti, di talk show, dibattiti e dirette no-stop.
Abbiamo ormai conseguito, più o meno tutti, una certa immunità  e sviluppato un nuovo ceppo di anticorpi che creano distacco e assuefazione.
Anche perché tutto si avverte  lontano dalla nostra casa e quindi poco minaccioso.

Fino a qualche decennio fa, ci stupivamo, e ne parlavamo per giorni, dell’incidente  in autostrada, della  rapina a mano armata in una banca, di uno  scandalo sessuale o del tradimento di un personaggio pubblico. Ogni notizia ci turbava e aveva il suo rilievo. Colpiva la sensibilità e la morale popolare.

Ora, tutto scivola lievemente ai bordi della nostra coscienza.
Nemmeno le stragi e i massacri di bambini catturano più di qualche minuto di attenzione. E tutto prosegue nell’indifferenza.
Almeno fino a quando, per necessità o per diretto coinvolgimento, non cerchiamo una ragione o un  conforto a un dolore personale, a  un triste evento o alla nostra debolezza,  per esorcizzare le ansie e le paure. E creiamo gli “angeli”, come proiezione delle nostre speranze e aspettative o per bisogno di protezione dalla violenza, dall'odio e dalla guerra che, però, sono nel contempo la "normale" conseguenza del nostro stesso egoismo e della brama di ricchezza e di potere.

Una vistosa, sacrosanta contraddizione della specie umana!

Gli altri animali che popolano la terra uccidono solo per mangiare e sopravvivere, non per sfruttare, dominare o per piacere.
Cioè, per essere, non per avere.

Un siffatto mondo che si riconosce solo nel dio denaro e nel profitto non può essere riformato, ma solo abbattuto e sostituito. Sostituendo, però - ma è solo un’utopia - anche l'essenza e la natura dell'uomo.
Perché tutti noi, che ci consideriamo buoni, onesti, leali e solidali, possiamo essere oppressi od oppressori, a seconda dei casi e delle condizioni, in quanto prodotto di alchimie metafisiche  impenetrabili, che non ci è dato capire, ma che decidono, però, ruoli e destini, al di là del libero arbitrio.

Homo homini lupus, di hobbesiana memoria è sempre  attuale. Ho scritto in altra sede, ma vale anche in questa circostanza, che in questo realtà l'amore, quando prevale e quando c'è, viene sprecato in tante situazioni, che ci siano vicine o assai lontane.
Non è mai un valore assoluto o  bandiera della nostra volontà, anche se ci piace e mi piace pensarlo.
E' il Caso, le circostanze che  decidono quando si è buoni e quando si è cattivi.
Se costretto, se in battaglia, se vessato anche il ”buono” uccide e fa violenza.
Ciò avviene, per esempio nella rivoluzione.

E poi, basta guardarci dentro e intorno. Nel nostro animo non esiste l’esclusiva: coabitano bontà e malvagità.
Alla fine del film e di ogni commedia umana, però, e non so perché, prevalgono sempre - nel privato, nel quotidiano e nella storia - il male, la cattiveria e la violenza, coniugati in ogni forma e declinazione.

All’amore e agli angeli  resta solo una fittizia funzione consolatoria che rafforza e tiene in piedi le nostre illusioni barcollanti, in attesa di un finale già scritto nel copione.

13 novembre 2012                                                             AlfredoLaurano


                                                     

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