martedì 11 marzo 2014

IL PRIVILEGIO DI UNA MADRE

Ne ha percepito via, via la presenza.
Lo ha sentito crescere dentro, muoversi, spingere e scalciare.
Lo ha alimentato di riflesso, secondo il ciclo di natura.
Lo ha portato in grembo che ha visto gonfiarsi lentamente e ne ha avvertito il peso, il fastidio, la stanchezza.
Dopo nove lunghi mesi di ansia, sacrifici e privazioni, con dolore, urlando e con fatica, lo ha messo al mondo, gli ha dato vita.
Ha assecondato e realizzato il ruolo e la missione. E, al primo vagito, ha pianto di gioia e commozione.
Ha scoperto il significato di essere madre.
Ha realizzato il prodigio.
Ha capito cos’è la felicità.
Ha colto il senso dell’esistenza.

In un solo istante, ha preso nuova coscienza di se, ha acquisito l’esclusivo titolo di madre, ha cancellato pene, affanni e traversie, che per un tempo indefinito l’avevano soffocata.

Gradualmente l’ha aiutato a crescere, a vivere simbioticamente, in stretta dipendenza e in perfetta sintonia affettiva.
L’ha allattato ogni tre ore di giorno e di notte.

Gli ha fatto il bagnetto e, subito dopo si è sporcato.
Lo ha pulito, cambiato, vestito e profumato, ne ha usmato l’odore e il buon sapore di neonato.
Lo ha visto aprire gli occhi, piangere e sorridere, stringere il dito con la minuscola manina. 

Lo ha svezzato, gli ha preparato la pappa e il brodo vegetale, l’ha imboccato con “arriva una nave” e con pazienza, e si è presa in faccia le stelline che ha sputato.

Ha visto spuntare il primo dentino, sentito i suoi doloretti e i primi bla bla, fino all’ emozione più grande: il privilegio unico, il dono magico di sentirsi chiamare mamma. La prima e ultima parola di ciascuno.
A seguire, i primi passi, le cadute, i bozzi e le contusioni.
Attraverso il gioco condiviso, ha allenato la sua immaginazione, la creatività, l’ingegno e anche il linguaggio. Ha favorito il suo sviluppo armonioso, fisico e intellettivo.
Insomma, tra realtà e fantasia, tra serietà e finzione, l’ha visto fiorire e germogliare, l’ha aiutato a diventare bambino, ragazzo e adulto. Lo ha preparato alla vita. Non alla morte.
Ma poi, a volte, succede….

Si compie la tragedia che lascia senza fiato, che confonde, che sconquassa, che sconvolge la legge di natura, che sovverte il senso del nascere e morire.
“Un improvviso raptus, un istante di follia, il buio della ragione!”

Una definizione a scelta per indicare il più atroce e vile dei delitti, che deturpa il significato della parola e dell’essere madre. Una sindrome perversa che colpisce quelle donne che smettono all’improvviso quelle vesti e indossano quelle di Medea. 
Uccidono a tradimento i propri figli per terribile ritorsione nei confronti del padre che le ha abbandonate.

In questi giorni, a Cosenza, una donna ha fatto uscire da scuola il proprio figlio, lo ha portato in macchina lontano dal paese e lo ha pugnalato con forbici affilate. 
A Lecco, un’altra disperata ha sgozzato col coltello le tre figlie, inseguendo e finendo la più grande che cercava di fuggire.
E tante altre ancora che colpiscono, soffocano o si lanciano nel vuoto con i figli, strappandoli alla stessa vita che hanno loro dato. Vittime innocenti trasformate in  simulacri di un’insana guerra dell’allucinazione che mai conosceranno.

Ma una profonda depressione, la totale anestesia di sentimenti materni  e il distacco profondo dalla realtà bastano a spiegare quel gesto incomprensibile, quel sacrificio estremo al feroce dio della vendetta? 
Ad appagarne la furiosa sete?

"Le mie figlie sono tutta la mia forza" scriveva sul suo profilo Facebook la madre assassina di Lecco solo pochi giorni fa, una didascalia tenera e agghiacciante sotto la foto delle sue tre bellissime fanciulle di 3, 10 e 13 anni. 

Continuo a chiedermi, nel dubbio e con paura, come possa una madre (o un padre) tagliare e sfregiare le carni di una creatura che ha portato dentro, che ha tanto accarezzato, baciato, abbracciato, nutrito, cullato, custodito e “respirato” più della sua vita.
Ma la maledizione del cortocircuito della mente può colpire davvero tutti, all’improvviso?
11 marzo 2014                                                            
                                                                                   AlfredoLaurano         
                                                                                                                                                                


Nessun commento:

Posta un commento