lunedì 8 luglio 2013

L'ISOLA DEI DANNATI

Un gran bel gesto quello di papa Francesco che ha scelto quale meta del suo primo viaggio pastorale Lampedusa. L'isola che rappresenta il confine umano, morale, politico della nostra società e che segna i limiti della nostra presunta civiltà.

Un gesto inedito che mette in luce la miseria della politica italiana perché - a parte Berlusconi che qualche tempo fa ci è andato per far finta di comprare casa e per costruire campi da golf per i migranti - mai un ministro o un capo di governo  hanno avuto il coraggio di sbarcare sull’isola per esprimere solidarietà, piangere i morti, esortare all'accoglienza, denunciare l’indifferenza verso il dramma degli immigrati, come ha fatto oggi il papa. Si è solo gridato all'emergenza e si sono via via rafforzate le campagne contro l'invasione e il pericolo dei “clandestini”, anche quando questi erano e sono bambini o rifugiati.

Come è successo, appunto, poco più di due anni fa, quando la situazione era giunta al limite dell'esplosione - anche quella degli isolani più umani e volenterosi – e si è finalmente, in qualche modo,  affrontato il problema con un magnifico colpo di teatro: navi, spostamenti, tendopoli e distribuzione sul territorio (solo il centro-meridione per volere padano) e,  soprattutto,  con dichiarazioni buffonesche e promesse da ciarlatano.
Ennesima farsa demagogica e populista di tipico stampo berlusconiano che,  ovviamente, sarebbe potuta  andare in scena molto tempo prima.  Ma non ci sarebbe stato il “consenso” popolare, il plauso mediatico che si è strumentalmente cercato per aver salvato l’isola, ”mettendoci la faccia”.
E quindi il solito copione: l’acquisto della casa su internet, il campo da golf, il casinò! “Anch’io lampedusiano”, come prima, anch'io “aquilano”, come prima operaio, minatore…puttaniere...

Ventimila morti negli ultimi venticinque anni in quel mare che non riconosce diritti. Neanche ai viaggi della speranza. Nella globalizzazione dell'indifferenza. Che a ricordarli e a compiere questo gesto di semplice, ma profonda umanità sia il “pontefice dei poveri”- come qualcuno già lo definisce - è cosa importante, se non altro sul piano simbolico e per gli effetti che potrà avere sulle troppe coscienze sopite e ricoperte dal muschio del cinismo. Non mi riferisco a quelle dei politici.


8 luglio 2103                                                           (Alfredo Laurano)


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