venerdì 26 luglio 2013

LA NOSTRA FORMENTERA - Note oziose di vacanza




Come da consolidata tradizione, qualche giorno sull’altro mare - quello dove sorge il sole - è sempre necessario. Lo impone soprattutto il cuore e un antico sentimento. 
Lungo la costa che va da Trieste al Canale di Otranto - poi diventa Ionio - si concentra da sempre l’idea della vacanza, il mito dell’estate, delle ferie. In quasi tutte le regioni e le città che si affacciano sull’Adriatico si vive un clima gaudente e festaiolo:  si pesca molto, si mangia molto e molto bene, si beve meglio, si balla e si gioca ad ogni età. 
Basti pensare alla Rimini-Amarcord in chiave felliniana.

Ma si respira e si assapora, nel contempo, anche il senso e il peso immenso della storia - dove abitano le nostre radici - attraverso le infinite impronte di un indelebile passato, lasciate sulle strade del presente e del futuro.

Copiosi capitoli di un epico volume che raccontano la vita, le opere e i costumi dell’antica Roma, del Medioevo, del Rinascimento, dell’Ottocento classico e risorgimentale, delle trasformazioni politico-sociali. Di guerre e condottieri, di poeti e naviganti, di lotte e di conquiste.
E poi, c’è la magia e il fascino dell’arte, comunque declinata, e quel profumo intenso di cultura che da quelle parti è ben diffuso e offerto a vista, a larghe mani, senza alcuna tirchieria. 
Saperi e sapori si fondono in un processo osmotico spontaneo e si degustano, coi sensi e con la mente, in ogni luogo, piazza, angolo o cantone. Ovunque, si conserva e si rinnova una forte tradizione: civile, religiosa, marinara, di folclore….alimentare.
La Romagna “solatia, dolce paese… del Passator Cortese”, raccontata da Pascoli e Fellini,  appunto, la Serenissima Venezia di Vivaldi, di Goldoni e Marco Polo, la Ravenna bizantina  dei mosaici e di Dante, la sinfonica Pesaro di Rossini, l’immaginifica Pescara di D’Annunzio e di Flaiano, la soave, idilliaca Recanati (Porto) di Leopardi. 
Quante struggenti suggestioni sanno infondere questi luoghi, quanti sogni ed impalpabili emozioni sanno suscitare!
Forme, suoni e colori di un’Italia stupendamente bella, baciata dal sole e prediletta dagli Dei.
Rocche e castelli, porti e arenili, liscio e balere, brodetti e bianchetti, piadine e sangiovese, sagre, fiere, feste e carnevali fanno da splendida scenografia a tanta bellezza ed armonia.
Come dice un mio caro amico, quando lì ci incontriamo: “è na vita che se po’ fa!”

L’Adriatico è notoriamente un mare molto pescoso, uno dei più fertili del Mediterraneo, dove vivono le numerose specie dei pesci di casa nostra. Da queste acque proviene oltre il 50% dell'intero pescato italiano che finisce sulle nostre tavole. Le specie più abbondanti sono quelle genericamente denominate “pesce azzurro”. Sogliole, triglie, canocchie, cefali, cozze, vongole, sardine, acciughe, sgombri e merluzzi che rappresentano non solo il prezioso patrimonio del mare, ma anche la base di una straordinaria proposta gastronomica regionale, diversamente articolata, ma sempre d’eccellenza.
E’ un’altra forma d’arte, dove i profumi e i colori del mare, sapientemente sciolti e miscelati con quelli della terra, creano un affresco goloso e seducente cui è impossibile resistere.

Noi, che non andiamo a Ibiza e a Formentera con Belen e i divi del pallone, né in Sardegna da Silvio a Villa Certosa, né al Billionaire di Briatore e Santanchè, da trenta-quarant’anni battiamo con piacere quelle zone. E ne siamo arcicontenti!
Negli anni sessanta, da giovani focosi, si andava in gruppo a Rimini e a Riccione a rimorchiar tedesche e bionde svedesoni.
Era un mito, un’avventura, quasi un obbligo sociale…. agli albori dell’italico machismo!
Poi, è arrivata la famiglia.

Le mie figlie, dalla prima infanzia alla giovinezza, grazie alla santa nonna romagnola, passavano tre o quattro mesi estivi a Fano, antica città romana nota come Fanum Fotunae (Tempio della Fortuna), eretto a testimonianza della battaglia del Metauro del 207 a.c.
Simboli di questa tranquilla,  ricca e composta città, già colonia Julia Fanestris, sono l’Arco di Augusto - davanti al quale finisce l’antica via Flaminia, da Roma - e il famoso Carnevale, con i suoi grandi e variopinti carri allegorici: il più antico d’Italia.
Ovviamente, i loro ricordi e quelli di tutta la famiglia sono legati a doppio filo a quel luogo intimo e fatato, che amiamo tanto e di cui tutti abbiamo sempre nostalgia. Per questo ci torniamo, insieme o separati, per qualche giorno, tutti gli anni.

Con mia moglie, ci sono stato, infatti, pochi giorni fa.
Il Lido, le larghe spiagge ed il Bon Bon (rinomato ed elegante caffè-gelateria di Athos che, una volta, era solo un buco a inizio corso Matteotti), la geometrica Sassonia e i suoi tanti hotel, i Muraglioni e il vecchio Corso, dove da sempre si passeggia e si fa shopping, tra  gente amabile e gentile. 

Al porto, l’antica trattoria dei pescatori “Dalla Quinta” – un popolare paradiso da gourmet – esalta in un trionfo quotidiano le risorse di quel mare: zuppe odorose, fritti fragranti e ineguagliabili spiedini. Assai vicino, invita al peccato di gola anche il rigenerato ristorante- self service “Pesce Azzurro”, da poco andato a fuoco e quello di “Maria” che offre, con riserbo e con candore, solo ciò che passa il mare….

Quella cucina insolentemente semplice, che nulla concede a mode molecolari e a virtuosismi da chef pluristellati, appaga la vista, eccita i sensi, inebria i neuroni nelle aree deputate del cervello, celebra e trascende il piacere.

Una città a misura d’uomo e di turista. Tutto è curato, pulito, invitante e rinnovato, pur conservando le atmosfere e l’anima di un tempo. Mi vengono in mente, pensando alla Fano di qualche tempo fa, gli ambienti e le sensazioni superbamente descritte da Paolo Volponi nel suo “Sipario Ducale”, ambientato nelle vicine Urbino e Pesaro, con qualche gustoso siparietto anche in quel di Fano.


Un po’ più a sud, sotto il verde promontorio del Conero, si estende un tratto di costa che va da Numana a Porto Recanati, tracciando uno scenario suggestivo che alterna calette, grotte, scogli e acque cristalline. Nonché, un magnifico, storico entroterra collinare.

Questa è l’altra tappa estiva che da parecchio tempo frequento con piacere e che, anche quest’anno, ha preceduto l’altra.

Ma, a dire il vero, non sono tanto i luoghi lepordiani, il colle dell’Infinito, la santa casa di Loreto, la terrazza-ristorante di Bebos o il Diavolo del Brodetto alla portorecanatese - che pur conosco bene - che invocano una mia presenza.


Costume vuole chè lì si consumi l’annuale rito del gioco delle carte: la tre-sei giorni del Quadri-Quintilatero (il Tressette a chiamare il compagno), che prevede solo l’intervallo per i pasti e per il sonno.
E’ una sorta di “full immersion” a cielo aperto, che coinvolge amici umbro-napoletani in una liturgia fatta di “venticinque a coppe, “sole”, “solissime”, “chiamate” e luna piena…..
”che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa sorgi la sera, e vai…”  (G.Leopardi)

Assolta la cogente funzione, con sacrificio, con passione e tanta devozione, per un anno si dimenticano le carte. (Dichiaro e giuro che non amo i giochi on line!).

Anche questo è un sano appuntamento proletario che diverte, rilassa, nutre la mente e l’amicizia e allena anche il cervello:  “Fa incontra la gente”… “aiuta a vive e a distrasse da li guai e dal lavoro”  (da “Carte, Cartine, Cartacce! Mi cito un po’, senza ritegno).

E ce lo offre sempre il mare, l’altro mare! 
Anche se stavolta ci ha aggiunto un po’ di non richiesto terremoto…..
25 luglio 2013                         Alfredo Laurano 

…ben gli parve conveniente propagare i termini del creato, e di maggiormente adornarlo e distinguerlo… ringrandì la terra d’ogn’intorno, e v’infuse il mare…
                                                          (G. Leopardi, Le Operette Morali)



Nessun commento:

Posta un commento