martedì 30 luglio 2013

CI SIAMO!

Domani, o dopodomani al massimo,  è il giorno del giudizio.
La Corte Suprema di Cassazione, che dovrà decidere il destino di Berlusconi, non entra nel merito della condanna: si limita a valutare il rispetto delle norme e delle procedure e che non ci siano vizi formali nella precedente sentenza.

Berlusconi è già stato condannato in primo grado e in appello a quattro anni per evasione fiscale e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. In qualsiasi altro paese sarebbe già in galera da un pezzo e, comunque, non farebbe più politica. Ha molti altri processi pendenti. Eppure sta sempre lì, da quasi vent'anni, grazie ai tanti italiani che lo votano - nonostante e a prescindere - e grazie al Pd che lo tiene ancora in vita. Ora soprattutto!
Ci potrebbe essere, però, il  rinvio di un mese.

Anche ammesso che venisse confermata la condanna definitiva, Silvio non andrebbe in galera perché ultrasettantenne. Potrebbe essere affidato in prova ai servizi sociali, con gran gaudio di Crozza che già lo vede portare a spasso Bersani, ai giardinetti. Se li rifiutasse, rischierebbe al massimo gli arresti domiciliari. 

A mio avviso, non sarà condannato perché, nel caso, sarebbe a rischio il governo delle “losche” intese e si dovrebbe aprire una procedura di “grazia”, una sorta di amnistia ad personam per salvarlo ad ogni costo. E il suo esercito, guidato dalle parolaie e salottiere Biancofiore e Santanchè, potrebbe marciare… su Roma e attaccare la Corte. Uno scenario da guerra civile, paracomica e farsesca, che vedrebbe la costituzione di spontanee neo-formazioni partigiane, guidate da giullari e menestrelli, armati d’ironia!

Intanto l’imputato fa sapere  ai giudici, a Napolitano, a Letta e a tutto il Parlamento che «Non possono condannarmi. Se non c'è pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza.  La Corte d'appello e la Cassazione, già in altre occasioni, hanno riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset».
«Comunque, non farò l’esule come Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere». Coraggio e coerenza di un perseguitato senza macchia e senza peccato, pronto al sacrificio estremo!

Queste lapidarie dichiarazioni ostentano eccessiva sicurezza o appartengono a un rito scaramantico? Denunciano paura e preoccupazione, o preparano una nuova, vincente strategia politica, garantita dalla strada del martirio?
“…chissa' che sara' di noi, lo scopriremo solo vivendo.
Comunque adesso ho un po' paura, ora che quest'avventura sta diventando una storia vera….  (Canta Lucio Battisti).


29 luglio 2013                                           (Alfredo Laurano)   
             

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