martedì 14 agosto 2012

E' VOLATO VIA!

Nove anni fa se ne andava la mia seconda mamma: mia suocera. Una grande donna: generosa, efficace, pronta ad ogni sacrificio; nonna affettuosa che ha dedicato tanti anni della sua vita alle sue due adorate nipotine. 
Ed io, in quella triste occasione e sulla tomba, ne ricordavo le qualità, l’energia,  l’impegno e il profondo valore umano. A me riconoscevo il privilegio e la fortuna di aver avuto due vere mamme, anziché una. 
Ora, questa raro beneficio, questa  condizione agevolata l’ho perduta definitivamente. Anche la mia prima mamma mi ha lasciato. 
Il mio fenicottero rosa è volato via, abbandonando le sue sottilissime piume in una cassa chiusa e sigillata, che stringe il cuore e gli occhi di chi resta.
Da poche ore abita nel suo ultimo nido, al mare e all’aria buona, ma mai saprò se avrà gradito questa mia scelta. L’ho appena salutata, con grande sofferenza, con l’abito elegante e gli orecchini. Serena e distesa all’apparenza, composta e fine nell’immobilità e nel silenzio, mentre i miei occhi si bagnavano di dolore.
Ha lasciato la sua carrozzina e il suo cuscino. Le sue piaghe che sopportava con pazienza. Le sue rare parole di un essenziale e scarno vocabolario, la frutta che amava tanto, il suo golfino rosa.  E la sua Suni, il suo prezioso, attento e affezionato angelo custode con cui, a modo suo, ancor comunicava e che certamente amava. In effetti, solo Suni  la curava, l’accudiva e ne capiva i gesti, gli sguardi, i lamenti e le espressioni.
La sua vita, anche se a volte difficile e scandita da momenti più o meno felici, è stata semplice e serena. 
Le origini e le famiglie di una volta, con alcune divergenze e obblighi sociali. I ruoli prefissati e il peso forte delle tradizioni; la guerra e la paura, i trasferimenti, i sacrifici e qualche privazione hanno condito un’ esistenza  dedicata solo ai figli e ad un marito, responsabile, buono, onesto e compagnone, anche se, talora, un poco autoritario. Ma entrambi, come le persone d’altri tempi, genuini, limpidi e puliti, con qualche pericolosa ingenuità e calati per intero nel compito gravoso di saggi e premurosi genitori. 
Mia madre, soprattutto, contenta dei suoi figli e inorgoglita dalla sua funzione, senza pretese o velleità per una qualche, ulteriore “realizzazione”.
Fino a pochi anni fa, nella sua cucina c’era sempre un piatto pronto e ben condito per qualche figlio (ormai maturo assai) di passaggio o in visita volante. Era il suo modo candido di sperare, o di aspettare,  come un tempo, il rientro mio o dei miei fratelli. 
Oppure: “rimani qua, facciamo due spaghetti!” Questo era l’invito più costante e ripetuto, quasi uno slogan, un tormentone su cui ci scherzavamo!
Troppe volte, però, quel piatto, quell'invito e la speranza restavano delusi.
Ancora e tanto potrei ricordare: soprattutto il grande amore che mi ha dato o come oggi, mio onomastico che lei mai dimenticava, che è diventato il giorno dell’ultimo saluto!   
Ciao Ma’……e salutami Papà!
“Andiamo su…. Abbastanza…!”                                                                  Alfredo    

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