venerdì 10 febbraio 2012

L'ISOLA DEI CURIOSI

Come diceva Einstein, l’imbecillità umana non ha limiti. Mi permetto di aggiungere che l’uomo non perde e non spreca alcuna possibile occasione per confermarlo. Non sia mai qualcuno dovesse dimenticarlo, avere un qualche dubbio o volesse ricredersi.
A pochi giorni dal naufragio della Costa Concordia, si è rinnovata ancora l’italica passione - divenuta ormai una sempre più  diffusa abitudine - che lega una certa forma di turismo macabro fai-da-te della domenica, con prole al seguito e pranzo al sacco, a un’irrefrenabile, compulsiva voglia di presenzialismo: essere sul posto che è sotto i riflettori della cronaca e della più viva attualità. Vedere da vicino i luoghi delle tragedie che tutte le TV documentano e sfruttano per mesi, fino alla nausea, ma non oltre la massima consentita soglia della pubblica sopportazione o, quanto meno, fino alla successiva, ineluttabile catastrofe o al delitto passionale che sposta l’attenzione generale.
Centinaia di collegamenti, di inviati, di servizi, di banali interviste (cosa prova in questo momento…?), di ricostruzioni dettagliate e plastici vespiani; accese dispute innocentisti-colpevolisti di ruolo (pro Auditel) in decadenti salottini  parolai - conditi di sondaggi e grandi esperti di tuttologia e impreziositi da fauna femminile ornamentale di contorno e da richiamo -  alimentano così, non solo un naturale interesse e la legittima voglia di capire meglio fatti e vicende che coinvolgono empaticamente milioni di persone, ma anche e soprattutto le curiosità più intime e morbose, i sommari giudizi da provincia e le spietate sentenze che improvvisati e falsi moralisti non esitano a sparare su chiunque.
Siamo un popolo di severi giudici e feroci opinionisti, a partire dal mondo dei bar e del pallone.
E così, dopo aver presenziato alla scena del crimine del delitto di Cogne, di Perugia, di Brembate e a quello di Avetrana – solo per citarne alcuni – ecco i nostri eroi del “c’ero anch’io” sbarcare all’isola del Giglio, con macchinetta digitale d’ordinanza, per immortalare in primo piano le loro belle facce e sullo sfondo l’ immensa nave coricata e morente sugli scogli.
Oppure pronti a entrare, durante uno stand-up, quasi per caso, in qualche compiacente inquadratura di una qualsiasi telecamera, collegata in diretta con lo studio.
Tanti sciocchi narcisi,  emuli di Paolini - in versione ancor più inutile e vanesia - che, occhi a palla, sorrisetti del tutto fuori luogo e patetici salutini con la mano, si sentono realizzati e appagano il proprio Io.
Per questi gitanti dello sconcio, nomadi del truculento alla continua ricerca di un’identità mai posseduta, dopo tanti sacrifici e privazioni, finalmente un’effimera comparsa nella Storia (dei miserabili senza nome), un documento ai posteri, via satellitare. Un ruolo da protagonisti consapevoli e orgogliosi di penetrare nelle case di milioni di italiani che, con un pizzico d’invidia, devono accontentarsi di guardare quei teatri da lontano, alla televisione.
Tutto questo avviene – e qui nasce lo sconcerto – mentre, a pochi metri da quegli scogli, soccorritori, vigili, addetti e sommozzatori lavorano allo spasimo e in condizioni difficili e pericolose, in acrobatiche operazioni di recupero di corpi e materiali, per scongiurare ulteriori disastri ambientali e, soprattutto, avendo davanti, sopra e contro una città opulenta di oltre quattromila abitanti che prima galleggiava e che al suo interno imprigiona ancora liquidi inquinanti e decine di cadaveri.
Ma c’è di più e di peggio nella policroma galleria di esemplari oligofrenici, mediaticamente indotti o generati.
Sul mercato sono arrivate da subito le magliette con la stampa delle frasi della telefonata, ormai famosa in tutto il mondo, fra il pavido Schettino e il neo-improvvisato ”eroe” De Falco: “Torni a bordo, cazzo, è un ordine!”. Mi piacerebbe davvero conoscere qualche mentecatto che le indossa, senza provar vergogna e un impellente desiderio di sprofondare nel mare dell’ottusità!
A seguire,  puntualmente, sono arrivate le ridicole suonerie per cellulare, con testo e toni originali della già detta e  strasentita conversazione. E poi, filmati, battute, vignette, barzellette e fotomontaggi di rozza ilarità  e di raffinato gusto troglodita che impazzano sul Web.
In ultimo, ma non credo proprio finisca qui, la caccia al cimelio! Immancabili sciacalli e sanguisughe umane alla ricerca di pezzi del relitto, oggetti d’arredo e effetti personali: abiti, borse, gioielli, panche, piatti e tavolini. Reperti d’ogni tipo, testimonianze di vita, di angosce e di paure, strappate alle persone, che il mare restituisce spontaneamente e che trovano acquirenti tra i collezionisti dell’obbrobrio, ritardati e feticisti che saziano le proprie insane perversioni.
Tristi, anonime vite che cercano un senso, visibilità e un’impossibile dignità nelle disgrazie altrui. Magari per passare dall’isola dei curiosi a quella redditizia dei famosi. Che svolta!

4.febbraio 2012                                          AlfredoLaurano
                                                                                                                    



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