Non tutti sanno che oggi è la giornata internazionale degli anziani, stabilita dall'Onu per il 1° ottobre di ogni anno, e domani 2 ottobre è la Festa dei nonni.
Se ne sono occupati in molti, di terza e quarta età:
dal “De
senectute” di Cicerone all’omonima lectio magistralis di Norberto Bobbio,
secondo il quale la vecchiaia non è scissa dal resto della vita precedente, ma
è la continuazione dell’adolescenza, della giovinezza, della maturità.
Rispecchia
l’idea dell’esistenza e cambia l’atteggiamento verso di essa, a seconda di come
ognuno l’ha concepita quella vita: come una montagna impervia da scalare, o
come una fiumana in cui sei immerso, o come una selva in cui ti aggiri incerto
sulla via da seguire.
Il
mondo di tutti i vecchi è il mondo della memoria. Alla fine, sei quello che hai
pensato, amato, compiuto: sei il tuo presente sommato ai tuoi ricordi. Sono la
tua ricchezza: gli affetti che hai alimentato, i pensieri che hai pensato, le
azioni che hai compiuto, la memoria che hai conservato e non hai lasciato
cancellare e di cui tu sei rimasto il solo custode.
Ma quand'è che si diventa anziani? Quand'è che si
passa dallo sviluppo e dalla crescita all'invecchiamento?
Non lo sappiamo, anche perché non c’è un interruttore,
un momento preciso, una data, un segnale certo che ce lo riveli. E’ un processo
lento e inconsapevole di graduale adattamento culturale e fisiologico, che
elude la nostra vigilanza.
Quello che cambia e che ci cambia nel tempo è appunto la visione della vita, la percezione
degli altri e del mondo esterno, la valutazione dei fatti, le riflessioni ed i
pensieri che nascono improvvisi, le prospettive, i programmi, le speranze, i
sentimenti e l’inevitabile mole dei ricordi che cresce con l’età.
Cambiano i nostri occhi, il nostro sguardo
si addolcisce e quasi si consuma, anche se non ce ne rendiamo conto. Si fanno
“acquosi”, stanchi e lenti e raccontano una vita di fatiche e sacrifici,
di momenti di felicità e gioia, un'
infanzia difficile o serena e una giovinezza ancora ben impresse nella nostra
anima sociale.
Ricordo gli occhi mio padre che, in
vecchiaia, si riempivano ogni giorno di bontà.
Per i giovani e i bambini, gli anziani
rappresentano l’idea del passato e della Storia, ma anche della forza e del buon
senso. Sono simboli e metafore spesso lontani ed evanescenti, sono testimoni di
vita e di esperienza, anche se, a volte, rompono le palle e ripetono sempre le
stesse cose, fino alla noia.
Sono, tuttavia, ancora un punto di
riferimento, una garanzia di saggezza nella difficile gestione delle famiglie
attuali. Prima ne erano addirittura i numi tutelari, per riconosciuta autorità
e carisma.
Un concentrato di equilibrio, di
ragionevolezza e di fiducia senza tempo, fragili nella ossa, ma determinati
nella convinzione di essere ancora utili e un buon esempio di vita per la propria
famiglia e per gli altri.
E’ quello che più commuove è proprio l’ attaccamento alla vita, ai sentimenti, alla famiglia, ai nipoti. E, nonostante l’età e gli acciacchi sono sempre pronti a rispondere “presente”!
E’ quello che più commuove è proprio l’ attaccamento alla vita, ai sentimenti, alla famiglia, ai nipoti. E, nonostante l’età e gli acciacchi sono sempre pronti a rispondere “presente”!
Gli anziani vanno tenuti stretti e coccolati
- e non lo dico per interesse della categoria - ricordando che un bacio, un
abbraccio, un ti voglio bene sono la
migliore medicina per i loro mali.
Ogni tempo della vita ha bisogno di semplici emozioni che appaghino e
gratifichino: dal risveglio del mattino al caffè con gli amici; dalla voglia di
leggere e sapere al sorriso dei bambini; dalla buona compagnia al piacere del
mangiare; dal rispetto di chiunque al diritto di contare.
Non serve, a mio avviso, dichiarare di
sentirsi giovani dentro - come si dice per prendersi gioco
di se stessi e per sublimare l’idea della fine - perché si invecchia in tutti i
sensi, pur senza abbandonare la forza del pensiero: la decadenza fisica e i
problemi di salute ne sono la più ampia prova.
Conta
la consapevolezza del tempo che, inesorabilmente, scorre nelle varie fasi
dell’esperienza umana, fra infiniti dubbi e perché senza risposta.
Guardando
in un cannocchiale, uno degli anziani protagonisti del film Youth di Sorrentino (il regista Mike) dice ai suoi sceneggiatori: "questo è quello che si vede da giovani: tutto
vicinissimo, quello è il futuro...
E questo - girandolo al contrario - è quello
che si vede da vecchi: tutto lontanissimo, quello è il passato".
Tutto dipende allora da come metti il cannocchiale. Da
che lente usi per guardare il mondo.
Quel
cannocchiale riflette la vita e le età dell’esistenza di ciascuno.
Comunque
facciamoci gli auguri.
1
ottobre 2016 (Alfredo Laurano)
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