Nella convinzione che certi atti d’imperio e di
deprecabile autoritarismo - espulsioni, minacce, ammonizioni, purghe mediatiche
(manca solo l’olio di ricino) - non
debbano e non possano passare indisturbati - pur se riferiti a un ambito
parzialmente ristretto, ma comunque pubblico - ho deciso, in piena libertà, di
pubblicare, sulle mie pagine e anche sul Blog, la mia “arringa” che ti chiama
in causa, in veste di persona offesa e discriminata.
Certe scelte sbagliate ed infelici devono essere
sottolineate e divulgate anche a fini educativi ed etici, perché tutti ne
prendano coscienza e conoscenza.
E a proposito di giustizia e legalità, sarà bene
ricordare che nessuno ha il diritto di
cancellare e calpestare il libero pensiero di chiunque, e in qualsiasi sede, quando
ciò non sia offensivo, subdolo, strumentale, ingannevole o lesivo della dignità
altrui.
E’ una questione di rispetto e dignità, cui
tutti hanno diritto.
Non possiamo consentire abusi e intolleranza o
subire decisioni e scelte umorali di qualche prepotente populista, che aizza
gli animi e predica qualunquismo e volgarità.
Viviamo in democrazia, in uno stato di diritto e
nella civiltà giuridica, pur con tutti i suoi limiti e difetti umani, almeno
dall’Illumismo in poi.
Per queste ragioni, ti invito a condividere per
darne utile diffusione, anche a beneficio di chi ti conosce e ti stima.
UNA STREGA LIBERA
Cara Luisa, leggo solo
ora di queste vergognose vicende.
Intanto, ti rinnovo la
mia stima come persona saggia, razionale, diretta e spontanea, che esprime con
determinazione il suo pensiero, senza preamboli o ipocrisie di circostanza. E
senza offendere o insultare nessuno.
Ti apprezzo perché, come
me, hai sempre mantenuto un profilo assolutamente laico e immune da pregiudizi
e concessioni all’insopportabile coreografia del dolore formale e di facciata.
Un requisito che,
spesso, in qualsiasi gruppo o comunità - soprattutto in quelli che dichiarano e
si propongono di perseguire giustizia e verità - è richiesto o quasi
obbligatorio, per adeguarsi agli standard del medesimo. Una specie di
catechismo, di suadente uniformità di pensiero e di scuderia, di
convenzione non scritta, ma reale, che
spesso degenerano in setta o portano all’estinzione dell’aggregazione, per
scorrettezza e incapacità di gestione. La casistica, in merito, è piuttosto
ampia: il web docet.
Uscire o cantare fuori
dal coro, comunque, non è mai ben tollerato perché mette in discussione il
principio d’autorità, le dinamiche e gli equilibri di chi gestisce e orienta la
maggioranza degli adepti.
In passato, si
bruciavano streghe ed eretici, come noi, che dissentivano o si permettevano di
avanzare una qualche ipotesi di dubbio.
Come ben sai, e come
sanno molti che qui sono intelligentemente intervenuti, tutto questo impone
certi obblighi di comportamento “sociale” che, spesso, fanno deviare o
dimenticare le stesse finalità che quello spazio di sostegno e solidarietà
hanno fatto nascere e crescere.
Sai anche che,
personalmente, queste chiacchiere da fiera poco mi interessano e quanto detesti
l’onda feticistica e immaginifica che
cavalca quotidianamente questa sorta di dialogo iconografico a più voci,
a volte più ridicolo che mistico. Una spiritualità affettata e artificiale che
mal si addice alla realtà dei fatti, all’attesa di giustizia. Anche se si
configura in una partecipazione spontanea, catartica e consolatoria, più per sé
che per la famiglia del povero Marco.
Disgustato come tutti
gli italiani dall’incredibile tragedia, mi sono limitato, nel tempo, a postare
qualche articolo e qualche riflessione sull’accaduto, invitando sempre tutti
alla razionalità, alla reale solidarietà, al rispetto delle opinioni altrui e
della giustizia.
Ad evitare confronti e
considerazioni poco sensate, o fuori luogo e fuori tema. A non spargere abbondanti
messi d’odio e di veleno. A non miscelare in parti diseguali, tifo da stadio,
frasi ingiuriose, condanne perentorie e preventive, voglia di vendetta e di Far
West.
Molti, però, hanno un’idea distorta e del tutto
personale della giustizia, pretenderebbero una procedura immediata e sommaria.
Vorrebbero fare arrestare o impiccare il clan dei Ciontoli, senza nemmeno
conoscere la verità dei fatti.
E tu, cara strega Luisa,
che a lungo ti sei prodigata a spiegare e puntualizzare norme e criteri del codice
e di buon senso, per amore di obiettività, di legalità e garantismo, sei
diventata una sobillatrice, una “maestrina”, una rompicoglioni, una minaccia
libera e vagante per chi, in qualche modo, tiene a dominare il Gruppo,
coltivando l’ignoranza e il pregiudizio.
E ti è andata pure bene!
Ti hanno solo cacciata e non sei finita al rogo come Giordano Bruno! Solo su
quello mediatico, come oggi sempre più spesso accade.
L’ignoranza fa più male
e più danni della cattiveria.
A tutti gli altri -
amministratori compresi, che discriminano e cancellano con fare autoritario da
logica fascista e che permettono, invece, ogni altro eccesso e volgarità-
vorrei solo ricordare che non funziona così nella società civile.
Lo scrivevo pochi giorni
fa, in occasione della terza udienza: cari giustizieri fai da te, neanche per i
mafiosi che compiono stragi, sparano nei bar, fanno sparire persone nel cemento,
sciolgono bambini nell'acido, si applica questa primitiva e selvaggia forma di
diritto.
In una società
democratica e civile, la giustizia, sia pure lenta e farraginosa, non pratica
le vie del qualunquismo, della vendetta o la legge del taglione. Non agisce per
compiacere l'opinione pubblica infuriata, per cavalcare l'emotività della
piazza, per soddisfare la rabbia o le forme di isteria collettiva.
L'atroce vicenda di
Marco non è e non può essere la pietra di paragone, il metro di giudizio, di
tutti i misfatti dell'umanità.
Scusate la lunghezza
della mia “arringa”, ma era doveroso.
Un abbraccio solidale a
Luisa.
16.10. 2016 (Alfredo
Laurano)
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