L'usanza di celebrare la
propria data di nascita ha origine da antiche usanze pagane.
Per l'occasione,
erano soliti fare gli auguri al festeggiato nell'intento di proteggerlo dalle
forze del male e di auspicare per lui salute e sicurezza per l'ulteriore anno
che stava per iniziare.
Il compleanno, come lo conosciamo oggi, vide la luce soltanto in epoca moderna,
quando le pratiche dei moderni riti (auguri, torta, candeline, regali e
canzoncine) si consolidarono negli ambienti aristocratici e nella borghesia del
XIX secolo e non raggiunsero gli ambienti popolari prima del XX secolo.
I Romani festeggiavano il "dies
natalis" (giorno di nascita) di imperatori, divinità e di particolari
eventi importanti, come ad esempio il "Natalis Romae" che si
celebrava ogni anno il 21 aprile. Era usanza comune quella di celebrare tale
ricorrenza con vivo entusiasmo e regali molto generosi.
Nei primi secoli dopo Cristo, come
gli ebrei che consideravano le feste di compleanno parte di un'adorazione
idolatrica, anche i cristiani non lo festeggiavano poiché la ritenevano
un pratica pagana. Origene mise per iscritto che i cristiani dovevano astenersi
dal celebrare questa usanza.
In epoca medievale, tra le persone
del popolo si celebrava soltanto il proprio onomastico, mentre tra i nobili era
consuetudine celebrare anche il compleanno.
In epoca moderna, la Chiesa
Cattolica accetta i compleanni come parte integrante della loro cultura
tradizionale. I Testimoni di Geova si astengono da essa a motivo delle origini
pagane, il rifiuto da parte dei primi cristiani, il modo in cui viene esposto
negativamente nelle Sacre Scritture ed a causa di usanze legate alla
superstizione ed alla magia.
Ma allora, tutta ‘sta storia, perché?
Perché è il tuo genetliaco, il tuo -
e anche, purtroppo, il mio - dies natalis.
Quindi, auguri a te e buon Vesak,
l'anniversario della nascita, che celebrano i monaci buddhisti.
20 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)
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