Commentando l’assassinio di padre Jacques a Rouen, papa
Francesco, in Polonia per la Giornata mondiale della gioventù, ha condannato, con
durezza , ogni istigazione all’odio. “Quando
parlo di guerra, parlo di guerra sul serio, non di guerre di religione. Non c’è
guerra di religione, c’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse
naturali, per il dominio dei popoli.”
Come ci fa notare il
Manifesto, di fronte all’uccisione in chiesa dell’anziano sacerdote, padre
Jacques, il Giornale e Libero, fogli razzisti del populismo
italiano, hanno titolato: «Hanno sgozzato
dio», «Occhio, ti sgozzano in chiesa». Chiamando l’opinione pubblica, non
al dolore ma all’odio. All’occhio per occhio, all’istigazione secondo
l’equazione: arrivano i migranti, arrivano i terroristi.
Non sanno, costoro, o hanno forse dimenticato, che i preti
ammazzati in chiesa o sull’altare non sono pochi e non sempre e non proprio per
opera dei criminali dello jihadismo?
Ogni atto di terrorismo non può essere confuso con l’idea di
una guerra in nome di dio.
Per esempio, don Diana venne ucciso dalla camorra in una
sacrestia a Casal del Principe; don Puglisi, dalla mafia a Palermo; padre Romero,
il giorno dopo l’omelia - pronunciata contro
il governo di El Salvador, che mandava i bambini a scandagliare i campi minati,
restandone squarciati dalle esplosioni - fu assassinato dagli squadroni della
morte, legati agli interessi statunitensi in Salvador. Ai suoi funerali, poi, fecero
un’ulteriore strage di fedeli.
Sono tanti i preti e i missionari uccisi nelle Flippine, in
Turchia, in Africa, nell’America Latina, negli ultimi decenni, anche per odio personale,
per strategie di potere o tentativi di rapina.
Ce lo dicono, chiaramente,
anche i grandi boss della nostra Mafia, tutti feroci assassini, ma nel contempo osservanti, devoti,
bigotti e timorati di Dio e col rosario in mano.
Crimini, comunque, non sempre dovuti a intolleranza e
fanatismo religioso.
O che non escludono eccidi e stragi non di matrice islamica,
ma di terrorismo cristiano e interetnico, come il genocidio in Ruanda, del
1994, dove gli Hutu, prevalentemente di fede cattolica e con la cooperazione
diretta di vescovi e preti locali, sterminarono l’etnia Tutsi.
O come i massacri ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore, guerriglieri ultra-cattolici responsabili
direttamente di migliaia di omicidi, rapimenti, mutilazioni, torture, stupri e crimini
contro l’umanità.
O quello del 1982 a Sabra e Shatila, perpetrato
dalle falangi cristiano-maronite libanesi, con la complicità di Israele, che trucidarono 3500 civili inermi, rifugiati palestinesi, brandendo
crocifissi, durante il massacro.
Sono sempre d’accordo con le pagine del Manifesto,
che nella storia cristiana non mancano certo le guerre di fede o esercizi di
violenza pura: dalle Crociate, in nome di Cristo, che giustiziarono migliaia di ''infedeli'' e distrussero città e
luoghi santi, alla Santa Inquisizione che ha bruciato, seviziato, torturato
milioni di eretici.
Non c’è dubbio che dietro ogni religione si nascondano altri
interessi: economici, geopolitici e di potere: un intreccio perverso tra culto,
fervore mistico e lotta politica.
I massacri quotidiani dell’Isis sono atroci e il loro
fanatismo raggiunge obiettivi mai toccati prima dal terrorismo islamico, anche
grazie all’aiuto della stampa e, soprattutto, della tv che ne amplifica la propaganda,
con dirette e speciali interminabili, appena arriva la notizia di un attentato.
Tutto viene attribuito subito all’Isis, che del resto se ne appropria a titolo
gratuito, rivendicando ogni azione sanguinaria di chiunque, anche quando le
prime vittime sono i musulmani.
“Allah Akbar” è ormai
il filo conduttore del nostro terrore. Lo slogan che identifica ogni sciagura,
ogni pericolo e paura, e che alimenta la psicosi collettiva.
Ma è pur sempre una guerra di pochi contro tanti. E non sempre
“santa”, di religione o di civiltà.
Nelle Sure (versetti) del Corano si legge: “Combattete, dunque, per la causa di Dio,
vendendo la vita di quaggiù per comprare quella dell’Aldilà.”
Ma non per questo, tutti gli islamici -
unmiliardoseicentomilioni islamici - si fanno esplodere nelle piazze e nei
mercati. E non tutti quelli che pregano, automaticamente sparano o sgozzano
infedeli.
Anche perché gli ideali incarnati dalla filosofia dei Lumi e
dalla rivoluzione francese hanno posto le basi indelebili della società moderna,
oltre ogni fondamentalismo, introducendo il concetto di laicità e delle idee razionali,
la separazione della religione dalla politica, del fanatismo dai valori
universali.
(Alfredo Laurano)
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