Assurdo, tremendo, incredibile, allucinante.
Si, forse è solo un’allucinazione, un
abbaglio, una percezione psichica e morbosa di qualcosa che non è reale. Come
un incubo della fantasia alterata, che si crea per l’effetto di una pesante
droga.
Questo mondo è in overdose di violenza, di
pazzia e di terrore.
Questo mondo è in preda al vaneggiamento e
alla psicosi collettiva: corre, rimbalza, travolge e colpisce a caso, tra
magiche luci, suoni e colori, come la pallina impazzita di un flipper che non
riconosciamo. Una biglia d’acciaio che non fa punti, non accende special e
musichette varie, ma sparge solo apprensione, timore, paura, sangue, morte
e distruzione.
Non si vince mai a questo folle gioco, si
perde sempre e si paga con la vita e col dolore.
E paga, soprattutto, chi, coinvolto
direttamente, perde un affetto, un amore, una sicurezza, un riferimento o un
bimbo che guardava il cielo e le sue mille stelle.
Tutto questo, senza un perché, senza sapere
per quale colpa si deve pagare, se non per il semplice dovere, obbligatorio, di
partecipare al gioco di quel flipper.
In pochissime ore, la sciagura dei treni in
Puglia, l’ennesima strage di innocenti a Nizza, Il tentato golpe in Turchia,
con i suoi buoni 200 ammazzati.
E’ la notizia che insegue la notizia, il bilancio che rincorre il
bilancio dei caduti.
Questa società impazzita non fa più in
tempo a piangere, a contare i morti, a celebrare un funerale, a dare sepoltura
alle vittime dell’orrore. C’è da soccorrere altri feriti, da operare in fretta,
da ricomporre altri cadaveri, da lavare il sangue sulle strade per cancellare
le tracce del male, della cattiveria e
dell’aberrazione umana.
La cronaca non fa più in tempo a raccontare
la realtà perché da essa è incalzata e sovrastata.
Non c’è più spazio per la banalissima
normalità, per la convivenza e per la pace. Siamo tutti sconvolti e inebetiti
perché dobbiamo fare i conti con la tragedia quotidiana, con quel flipper
sballato che ci lusinga con i suoi abbagli, con questo mondo delirante e
dissennato.
Ma, forse, come dicevo e come speriamo, è
solo un’ossessione, uno stravagante paradosso!
16 luglio 2016 (Alfredo Laurano)
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