Ora
basta, non se ne può più!
La
Sinistra non è semplicemente un brand, un marchio, una firma in ciclostile,
come qualcuno afferma, con sospetta determinazione e tracotanza, forse per
accattivarsi le simpatie di un potere trasversale, che conta e che decide.
Anche
questa è ormai una moda che dilaga sul web, sui social, nei media, nei talk: tutti, o
quasi, ci vogliono convincere
che con esistono più Destra e Sinistra, che è finita e archiviata l’era
dell’idealismo e delle battaglie utopico-sentimentali per le idee: roba da
nostalgici antiquati, da parrucconi giacobini, da depressi e delusi
sessantottini. Roba da soffitta, datata, superata e anacronistica. Roba scaduta
e ammuffita, come uno yogurt andato a male.
Troppo facile e troppo comodo dichiararlo e lanciarlo come
un sasso nella torbida palude del qualunquismo e dello straripante populismo.
I nuovi
profeti dell’utilitarismo pretendono di liquidare fondamentali capitoli di Storia
umana, con sentenze apodittiche, con disinvoltura e con colpevole sufficienza.
E, in questa fase, fanno facilmente presa sulla collettività, senza peraltro
generare nulla di costruttivo e significativo.
Come se le
idee e i valori possano essere dimenticati,
repressi, ignorati, derisi e calpestati. Come se l'eredità
storico-politica, le idee e gli uomini possano essere rottamati, al pari delle macchine, in nome di una necessaria
palingenesi sociale e antropologica.
Come se la
tracce, il senso, il significato che la vicenda umana lascia nel suo divenire,
comprese le speranze, le battaglie e le esperienze, non avessero un incisivo
peso nel legame tra le generazioni e le comunità. Rappresentano la trasmissione
della conoscenza e del sapere.
Non si può
cancellare tutto questo con un tratto di penna, di gomma o con un click, solo
per compiacere e giustificare le proprie
ambizioni, la propria immoralità, il proprio egoismo.
Quelle idee, quei valori si rinnovano nelle coscienze e non
muoiono mai.
Finiscono con noi, ma rimangono nella storia dei luoghi e
delle genti, come riferimenti culturali e formativi, a disposizione di chi li
coltiva e li raccoglie.
E diventano ideali,
che non sono coccarde da appuntare sul petto o parolacce da trivio, ma l’anima collettiva dei popoli.
E’ vero che non si può essere di destra o di sinistra come
lo si era nel secolo scorso, ma non è affatto vero - errore ancor più grave per
quei qualunquisti della domenica o per quei populisti del bar dello sport -
pensare che non esistano Destra e Sinistra, come categorie di
riferimento.
Le idee socialiste
che per decenni hanno disegnato e contrapposto la nostra società - oggi
fagocitata dall’individualismo e dal contagioso vento razzista e neo-fascista -
non sono sparite o si sono estinte, solo
perché prevale uno spietato livello
di ingiustizia, di diseguaglianza e di intolleranza, o solo perché il mondo è
dominato dalla precarietà e dalla paura.
Anche se per quei ferventi rottamatori in malafede, animati
da libido compulsiva di semplificazione acuta indotta dal pragmatismo liberista,
Destra e Sinistra non esistono più nella geografia politica, resta una visione
del mondo e dell'umanità che fa una
certa differenza e non supera quelle contrapposizioni, anche
nell'attualità. E questo a prescindere dalle etichette, dalle bandierine e
dall’aggiornamento post ideologico di chi prefigura una società asettica,
fondata sull’individualismo e sul menefreghismo.
Le nostre reazioni, le nostre scelte e i nostri
comportamenti, privati e collettivi, sono dettati da ciò che percepiamo e
interpretiamo, dal nostro patrimonio genetico e culturale e da quel che abbiamo
nella testa e tramandiamo: cioè idee e valori come solidarietà, giustizia
sociale, onestà, uguaglianza, rispetto e tolleranza, da una parte, o, in
alternativa, da violenza, intolleranza, discriminazione e sfruttamento,
dall’altra. Tutto ben oltre la simbologia e l’ufficialità formale dei partiti.
Anche se quella società conflittuale, in cui nuotavano le
spinte ideali del social-comunismo, è cambiata e andata in crisi per effetto di
nuove pressanti realtà, come migrazioni, guerre e terrorismo, non è finita la
missione storica della Sinistra: quella
di essere giustizia sociale, equità, opportunità, diritti, ancorata nella società reale e nei bisogni della gente.
Con buona pace di tutti i mestatori, i guitti, i cortigiani
e i politicanti accattoni, che si affacciano alla moderna ribalta futurista,
ricca solo di egoismo, corruzione e disvalori.
Nessun commento:
Posta un commento