La mannaia del sultano,
prepotentemente risorto grazie al golpe, non tarda ad abbattersi sui
"traditori": golpisti, gulenisti, magistrati, giornalisti,
intellettuali. Chi non si consegna, viene scovato e portato via in manette, sotto
l’occhio delle telecamere.
"Ci
sono circa 6 mila arresti", ha detto il ministro della Giustizia, e "ce ne saranno altri 6 mila.
Continuiamo a fare pulizia, elimineremo il virus da tutte le istituzioni
pubbliche" ".
Sta per cominciare una nuova era
nel Paese della mezza luna: altro giro di vite, altra repressione del dissenso,
controllo di internet, destituzioni, accentramento del potere, annientamento
dell'opposizione. Tutto in nome dell' emergenza e per la sicurezza.
Purghe ed epurazioni, quindi,
mentre già si profila, all’orizzonte la Repubblica presidenziale - che Erdogan
sogna da tempo - e la cui carta sta per
giocare.
Una riforma per legittimare gli
ampi poteri di cui già dispone ed esercita, ma di cui non è costituzionalmente
investito. Ora può ottenerla, ce l’ha a portata di mano.
Gli basta indire un referendum e
il Paese, prima riluttante, esaudirà la
sua ambizioni. Pena di morte compresa.
Come si legge e si osserva nei
vari forum sulla stampa e su internet, quasi il mondo intero ha tifato contro
Erdogan e, forse per la prima volta, in molti abbiamo approvato un golpe
militare.
Come si può simpatizzare per chi
uccide donne e bambini curdi, per chi appoggia l'Isis in cambio del petrolio ed
è alleato dell'Arabia Saudita (lo stato più canaglia del mondo), per chi
consente un regime carcerario fra i più disumani del pianeta. Per chi ha
ricevuto un finanziamento del fondo europeo da 3 miliardi di euro per
i bisogni immediati dei profughi siriani in Turchia, in cambio della
promessa di bloccare il flusso verso
l'Europa. E che lo fa, sparando loro a vista.
L'esercito turco, da sempre
guardiano della democrazia laica voluta da Kemal Ataturk -padre della
Turchia moderna, che laicizzò lo Stato, riconobbe la parità dei sessi,
istituì il suffragio universale e depenalizzò l'omosessualità - è ora
sfiduciato e decimato, cosa succederà?
Sarà ancora garantita la
continuità di quelle riforme kemaliste che assicurano la natura repubblicana e democratica delle Istituzioni?
Si potranno evitare derive
autoritarie e la restaurazione da Nouveau Régime, con ricadute di
matrice islamica, in un altro stato "coranico"
a due passi da casa nostra, e con quella forza militare?
18 luglio 2016 (Alfredo Laurano)
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