Aveva di recente detto: "La Rai può
licenziarmi, il Pd no".
E,
infatti, il povero Massimo Giannini e il suo “antico mercato di Ballarò” -
quattordici edizioni, le ultime due a lui affidate - è stato chiuso dalla nuova
direttora di Raitre, Daria Bignardi, in un attacco, mirato e strategico, da sua
“invasione barbarica”, condivisa dal direttore generale Campo Dall’Orto.
Mai
che venga messa in discussione -
chissà perché - la Porta bianca e salottiera di Bruno Vespa: il più
antico monumento alla sacra istituzionalità della rete pubblica! Una guida
morale, una specie di mediatico vangelo che educa con le sue parabole e
annuncia il verbo del controllo e del comando.
Dopo
l’addio di Floris e l’arrivo di Giannini come conduttore, il “mercato” di Ballarò
- con il suo miscuglio di voci, rumori, odori e colori, ha smontato ieri,
definitivamente, i banchi, in compagnia di Travaglio, di Mieli, di Sgarbi e di
un mitico e provato Gino Strada. Nella prossima stagione, arriverà, pare, Gianluca Semprini da Sky TG24, per condurre
una nuova “rivoluzionaria” trasmissione.
Era inevitabile che Giannini, persona seria
e preparata, spesso criticato per il suo
eccessivo garbo, per gli ascolti non eccezionali - mandato in onda, va
ricordato, sempre contro “Di martedi” di Floris su La 7 (una vera o premeditata
collocazione suicida, all’interno di un allucinante palinsesto) - e oggetto di
attacchi da parte di Renzi e del Pd, volesse levarsi qualche sassolino al
termine della sua esperienza.
Dopo un rvm con il meglio dei due anni del
suo Ballarò, davanti a tutta la redazione di giornalisti e inviati - che ha
ringraziato con voce quasi rotta dall'emozione insieme alla regia e ai tecnici
e alla Rai - ha salutato così:
“Siamo stati rottamati anche noi.
Due anni entusiasmanti, abbiamo fatto
scelte giuste e scelte sbagliate. Ma siamo stati di parte, sempre dalla parte
del pubblico che ci ha seguito e non del palazzo.
Siamo stati onesti e abbiamo dato fastidio.
Abbiamo pagato qualche prezzo e provato a fare informazione libera, anche
all'interno del servizio pubblico, dove spesso la politica cerca di allungare
le mani.
Ho voluto tutti qui, perché in questi tempi
di liberismo dell'auditel, ci si dimentica che dietro i numeri, dietro le
partite iva ci sono loro, delle persone. Grazie a voi e a tutti loro.”
Nulla da
aggiungere se non che, ancora una volta, vince il potere, vince chi può
permettersi, per definizione, per ruolo e per diritto , di decidere il successo
o la caduta di qualcuno o di punirlo per scarsa sudditanza. Di esaltare chi è
utile alla causa o di purgare il guastatore, con la consueta protervia del
potestà e dell’arbitrio.
Proprio, come si faceva ai tempi di Berlusconi (appena uscito dall’ospedale, auguri), con
proclami e rimozioni, a reti quasi unificate.
(Alfredo Laurano)
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