Terra, casa, lavoro: le
parole del Papa veicolate da “il manifesto”.
Uno scandalo? Saranno in
molti a gridarlo o a pensarlo.
In edicola, oggi, il libro
con i “Discorsi ai movimenti popolari” di papa Francesco.
Rivoluzione in
Vaticano (e al Manifesto)?
No, ma come scrive Luciana
Castellina, per la Chiesa certamente una discontinuità forte. Il comunismo non
c’entra, ma le parole del papa hanno a che fare con i movimenti rivoluzionari.
Già parecchi hanno
cominciato, minacciosamente, a chiamare Bergoglio “comunista in tonaca bianca”,
figurarsi quando scopriranno che i suoi discorsi agli Incontri Mondiali dei
Movimenti Popolari (EMMP) vengono addirittura distribuiti in abbinamento al
quotidiano dei comunisti “senza tonache quali siamo noi” (cit. Castellina).
Di comunisti (o simili), in
effetti, agli incontri ce ne sono stati e anche importanti: all’ultimo, con
Pepe Mujica, guerrigliero Tupamaros e quindi presidente dell’Uruguay,
calorosamente salutato da Francesco; con Evo Morales, presidente indio della
Bolivia, e poi, con i movimenti provenienti da 68 paesi diversi, ancorché non
presidenti, ma a capo di assai importanti organizzazioni di sinistra.
Anche se alla denuncia
dell’ingiustizia da parte della Chiesa - espressa sia pure con maggiore
prudenza di quanto accade oggi, che si condanna senza mezzi termini la
globalizzazione neoliberista, la corruzione della finanza, il terrorismo del
danaro - qualche papa ci aveva già abituati (Concilio Vaticano II), quelle di
Bergoglio sono parole in verità rivoluzionarie, osserva ancora Castellina, per
via dell’insistente richiamo alla soggettività, al protagonismo delle vittime,
che “debbono farsi sentire e non solo
subire”. Occorre dar valore alla politica, di cui “non bisogna avere paura, perché è anzi la forma più alta della carità
cristiana”.
Non politica “per” i poveri, però - che “è carro
mascherato per contenere gli scarti del sistema” - ma politica “dei” poveri, cioè praticata
direttamente da loro. Questo significa “rifondare la democrazia, che oggi è solo
quella elitaria, ufficiale, inservibile”.
Un messaggio che, a Sinistra, non si può non condividere.
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