Insieme, grazie alla
letteratura, abbiamo imparato a scrivere, grazie alla filosofia, abbiamo
imparato a pensare, ma grazie alle tabelline, ancor prima e in tempi assai lontani,
abbiamo imparato a contare.
Abbiamo preso confidenza
con i numeri, con le unità e le decine, che abbiamo usato per calcolare,
elencare, misurare, valutare, quantificare, ma anche per raccontare la nostra
esistenza.
Per fissare tappe e
momenti di vita, per giudicare conquiste e sconfitte, per classificare affetti
e delusioni, gioie e dolori.
Per ricordare i
tempi dell’infanzia, delle mele, della scuola, del lavoro, della maturità e
della inevitabile terza età.
Ogni fatto si
riferisce a un numero, a una data, a un’età, spesso del tutto virtuale, che lo
colloca nella ferrea memoria del proprio, consolidato passato: la nostra
storia, la nostra vera, inalienabile ricchezza.
Noi abbiamo avuto il
non comune privilegio di rincontrarci, dopo tanti lustri e decenni, e di
ritrovarci in una nuova dimensione affettiva, dove il tempo si è fermato o
quasi non esiste, felici di poter ancora condividere esperienze e scambiarci
sentimenti, come quando eravamo giovani e non soltanto “diversamente”.
Oggi, anche tu, cara
“capoclasse” per antonomasia, in virtù di quei numeri che scandiscono il nostro
essere, entri in una nuova decina anagrafica, segnando in rosso un’altra festa
nel tuo personale calendario, fortificata e sostenuta dal calore della tua
famiglia e da quello di tutti noi, amici felicemente ritrovati e affezionati.
Ti auguriamo ancora tanta
gioia e serenità, nella stagione dai colori e dai profumi seducenti, dove
sbocciano le magnifiche rose d’autunno. (Alfredo)
20
ottobre 2017
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