Si, percorriamo, per una
volta, qualche ameno luogo comune: gli insegnanti non sono più quelli di una
volta. Ma nemmeno gli studenti sono più quelli di una volta.
Il luogo comune, ma nell’altro
senso, quello fisico e reale, è l’istituto Alberghiero di Monserrato,
nell’hinterland Cagliaritano.
Il fatto di cronaca, ma non
solo, è quello che è avvenuto in un’aula.
Una docente si è permessa di
riprendere uno studente 14enne, perché utilizzava lo Smartphone in classe e
lui, disturbato nella sua privacy e infastidito da tanta invadenza “istituzionale”,
anziché riporre il telefono, l’ha colpita, proditoriamente, con un cazzotto al
viso.
La prof ha perso l’equilibrio,
è caduta a terra ed è svenuta per alcuni secondi. In suo aiuto è arrivata
un’altra insegnante che si trovava in un’aula vicina.
Poi sono arrivati pure i
carabinieri, insieme a un’ambulanza.
“Fra di loro (gli studenti) ci
sono alcuni elementi poco scolarizzati – ha evidenziato la preside – sembra che
non abbiano valori, comunque sono pochissimi elementi che però stanno rovinando
il gruppo.
La situazione, per fortuna, non è generalizzata”.
E meno male che ieri, a
proposito di valori, era la Giornata mondiale degli insegnanti.
Ma ne è proprio sicura, cara
preside?
Episodi di questo genere,
anche se non sempre di questa gravità, sono sempre più frequenti e non sempre
finiscono sui giornali o fatti conoscere all’opinione pubblica. I casi di
docenti derisi, offesi, oltraggiati anche sui social, se non picchiati, si
ripetono ad oltranza.
Anche perché, oggi, molte
famiglie hanno “un piglio più critico che collaborativo nei confronti degli
insegnanti dei figli”.
Cioè, tradotto in volgare, sono pronte a giustificare e
tollerare qualsiasi comportamento ignobile dei propri figli, a difenderli a
prescindere, e a condannare, senza prove e senza appello, i docenti stessi.
Tanto per restare in un altro
antico luogo comune di una volta, quello familiare, quei ragazzi maleducati e
privi di rispetto - non solo nella scuola, ma nell’intera collettività - per
molto meno venivano presi a schiaffi e calci in culo dai genitori stessi.
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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